oggi vi propongo una lettura davvero interessante, l'opera più famosa ed emblematica del lavoro di una scrittrice contemporanea: Accabadora di Michela Murgia
Scheda tecnica: pubblicato da Einaudi nel 2009 al prezzo di 18 euro, è il romanzo che ha dato maggiore visibilità alla scrittrice, dal momento che le ha assicurato nel 2010 il Premio SuperMondello e il Premio Campiello. La Murgia è nata nel 1972 a Cabras in Sardegna e, prima di dedicarsi alla scrittura e, negli ultimi anni, all'attività politica, ha svolto numerosi lavori, tra cui insegnante di religione nelle scuole, venditrice di multiproprietà, operatore fiscale, dirigente amministrativo in una centrale termoelettrica e portiere di notte.
Maria, unica a non essere a conoscenza della seconda attività della madre adottiva, cresce circondata da amore e attenzioni, finalmente accettata e protetta. Un giorno però scopre la vera identità di Bonaria: la donna è l'accabadora del paese.
La figura dell'accabadora è estremamente interessante e veramente attestata in Sardegna, secondo l'opinione della maggior parte degli antropologi. L'accabadora aveva il compito di accompagnare alla morte il defunto, qualora esprimesse il desiderio di abbandonare la vita perché ormai morente e sofferente senza possibilità di guarigione. L'accabadora, seconda e ultima madre, formulava una serie di sortilegi, di chiara matrice pagana e appartenenti a un sostrato culturale legato alla civiltà contadina pre-cristiana, e portava a compimento il desiderio del morente. Di fatto, si trattava di eutanasia.
Bonaria Urrai è l'accabadora di Soreni: quando Maria scopre la verità scappa a Torino e cerca di sfuggire da questa sconvolgente realtà. Solo dopo anni, richiamata in Sardegna al capezzale della madre adottiva morente, riesce a riconciliarsi e a comprendere l'amore per la vita e il rispetto per la morte che Bonaria le aveva sempre mostrato.
Romanzo molto affascinante, specchio di una Sardegna ancora povera e isolata, dove le tradizioni cristiane sono affiancate da antichissime pratiche pagane, perfettamente accettate e praticate dalla popolazione. Il grande pregio della Murgia è quello di immergere il lettore con parole e frasi che si fanno immagini e suoni e che ci regalano un affresco vivido e vibrante del paese e della popolazione sarda. Non solo affascinante il personaggio dell'accabadora, ma anche pregevole la padronanza stilistica della scrittrice, in grado di costruire un mondo variegato e ricco di sfumature, un mondo che mai viene giudicato ma semplicemente presentato e offerto al lettore, permettendo a lui di prendere posizione.
"Fillus de anima.
È così che li chiamano i bambini generati due volte, dalla povertà di una donna e dalla sterilità di un'altra. Di quel secondo parto era figlia Maria Listru, frutto tardivo dell'anima di Bonaria Urrai.
Quando la vecchia si era fermata sotto la pianta del limone a parlare con sua madre Anna Teresa Listru, Maria aveva sei anni ed era l'errore dopo tre cose giuste. Le sue sorelle erano già signorine e lei giocava da sola per terra a fare una torta di fango impastata di formiche vive, con la cura di una piccola donna. Muovevano le zampe rossastre nell'impasto, morendo lente sotto i decori di fiori di campo e lo zucchero di sabbia. Nel sole violento di luglio il dolce le cresceva in mano, bello come lo sono a volte le cose cattive."