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venerdì 31 ottobre 2014

Non avevo capito niente

Buonasera cari book lovers,

come procedono le vostre letture? Il clima autunnale aiuta?
Oggi vi propongo un libro di uno scrittore italiano che pubblica da parecchio tempo per Einaudi e che vanta un certo numero di premi letterari: Non avevo capito niente, di Diego De Silva


Scheda tecnica: pubblicato nel 2007 da Einaudi al prezzo di 16 euro, Non avevo capito niente è opera dello scrittore napoletano Diego De Silva (1964), autore, tra gli altri, del romanzo Certi bambini, tradotto in sette lingue e rappresentato anche al cinema. Scrittore e giornalista, De Silva ambienta il nostro romanzo nella sua terra, Napoli, scenario perfetto per le vicende che vedono protagonista l'avvocato Malinconico e un camorrista imbranato.

Ambientato nella Napoli dei nostri giorni, il romanzo è narrato in prima persona dal quarantenne avvocato Malinconico, divorziato da pochi anni, infelice e insoddisfatto, con una carriera lavorativa deludente. Triste e deluso da quello che la vita gli ha riservato, costretto a ricevere i clienti in un misero studio arredato con i mobili Ikea, innamorato della ex moglie, con cui mantiene un rapporto altalenante e instabile, passivo e incapace di prendere la benché minima decisione, si imbatte, un giorno qualunque, in una causa giudiziaria che, in un certo senso, gli cambierà la vita.
Si trova a difendere Mimmo O' Borsone, indagato per traffici illeciti con la camorra, con l'accusa di tagliare e disperdere i cadaveri dei morti ammazzati in modo da renderne più difficile il riconoscimento.
A un ritmo serrato, in cui si alternano diversi personaggi, dalla moglie che sfrutta Malinconico a suo piacere, al rapporto complicato ma strettissimo con i figli, da Tricarico, divertentissima guardia del corpo che pedina e difende in ogni situazione il nostro avvocato, alla bellissima Alessandra Persiano, che inaspettatamente si innamora di Malinconico, assistiamo a uno scoppiettante, e molto divertente, alternarsi di stati d'animo, disastri, complicazioni e situazioni paradossali.
Con uno stile ironico e brillante, con una grande capacità nel riprodurre - ed enfatizzare - le piccolezze dell'avvocato, De Silva tratteggia uno spaccato della sua Napoli, punteggiata di persone assolutamente normali e allo stesso tempo surreali.
Un romanzo leggero e divertente, una lettura che non annoia e regala qualche sorriso.

"Non è vero che  quando sei innamorato il mondo ti sembra più bello. E' solo che lo tratti dall'alto in basso. Guardi la gente che passa e pensi: Poveracci, vedi come vanno avanti e indietro nelle loro scialbe vite. Vedi come s'affannano, lavorano, s'imbottigliano nel traffico, si mettono in coda alla cassa?
In altre parole, quando t'innamori diventi un qualunquista di merda."

Voto: 3 stelline

PS. Se avete voglia di parlarne dal vivo, discuteremo di questo libro alla biblioteca di Desio il 13 novembre al Gruppo di Lettura!

domenica 26 ottobre 2014

#weekly quotes


Certe sere vorrei salire
sui campanili della pianura,
veder le grandi nuvole rosa
lente sull'orizzonte
come montagne intessute
di raggi.

Vorrei capire dal cenno dei pioppi
dove passa il fiume
e quale aria trascina;
saper dire dove nascerà il sole
domani
e quale via percorrerà, segnata
sul riso già imbiondito,
sui grani.

Vorrei toccare con le mia dita
l'orlo delle campane, quando cade il giorno
e si leva la brezza:
sentir passare nel bronzo il battito
di grandi voli lontani.

Antonia Pozzi
Pianure


venerdì 17 ottobre 2014

L'atelier dei miracoli

Buonasera cari amici del Club,

come procede la stagione autunnale? Vi siete abituati a giacca e ombrello? Io ancora no, ahimé.
Stasera parliamo di una lettura che esemplifica molto bene, a mio parere, il detto "tanto fumo, poco arrosto": L'atelier dei miracoli, di Valérie Tong Cuong.


Scheda tecnica: pubblicato da Salani nel 2014, al prezzo di 12.90 euro, è l'ultimo romanzo della scrittrice francese Valérie Tong Cuong. Dopo aver studiato letteratura e scienze politiche ed aver passato otto anni a lavorare nel settore della comunicazione, Valérie ha scelto di dedicarsi completamente alla scrittura. Questo romanzo le è valso il premio Nice -Baie des Anges e il Prix de l'Optimisme.

Il romanzo, di 218 pagine, raccoglie le storie di tre personaggi apparentemente slegati l'uno dall'altro ma che scoprono di avere qualcosa in comune: l'infelicità. 
Millie, una giovane ragazza che serba nel suo cuore enormi disagi e sensi di colpa, frustrata e insicura, il signor Mike, ex militare la cui vita lo ha condotto a vivere come un barbone, Mariette, insegnante di mezza età con un marito arrogante ed egoista.
Questi i tre personaggi le cui storie sono sviluppate nel libro: si incontrano grazie al ruolo di un'associazione anomala, l'Atelier dei miracoli, che accoglie e ricompone i pezzi delle persone che sono stanche di lottare per la propria felicità.
Grazie alle cure sollecite di Jean Hart, direttore dell'Atelier, i tre protagonisti ritrovano la forza di lottare per la loro soddisfazione e felicità quotidiana e scoprono la potenza dei legami tra persone disposte a donare se stesse con generosità.
La copertina di questo libro è bellissima e cattura l'attenzione in mezzo ai tanti libri della libreria, purtroppo però, la confezione è molto più bella del contenuto che è pieno zeppo di banalità, luoghi comuni, perbenismi, facilonerie.
Con un stile piano ed equilibrato, sanza infamia e sanza lode, l'autrice sviluppa le storie dei tre "falliti" per cercare di mostrare, attraverso l'ovvio happy end, i modi attraverso cui l'essere umano possa trovare senso alla sua vita.
Poco spessore, poco da dire, poco stile, poca profondità.
Lettura da treno, senza troppe pretese.

"Le insegneremo a considerarsi per quello che è realmente e non attraverso gli occhi degli altri o i filtri che la sua storia le ha imposto. Sono proprio i filtri a ucciderci. Bisogna individuarli e annientarli. Noi le insegneremo ad amare la vita in ogni istante. Non ci saranno più pezzi mancanti o instabili, tristezza o pessimismo, e poi, sa?, andrà così bene che un giorno toccherà a lei aiutare gli altri a vivere."

Voto: 2 stelline

lunedì 13 ottobre 2014

Patrick Modiano #approfondimenti

Buonasera cari book lovers,

non so voi, ma confesso la mia ignoranza riguardo al Premio Nobel per la Letteratura del 2014: Patrick Modiano.
Proviamo quindi a conoscere e a trarre qualche spunto di riflessione riguardo a questo scrittore.
Nato a Boulogne-Billancourt, nei pressi di Parigi, nel 1945 da un ebreo di origine italiana e un'attrice belga, conosce nel corso degli studi e della formazione liceale Raymond Queneau. Tramite questi conosce il celebre editore francese Gallimard presso cui pubblica il primo romanzo La Place de l'Etoile, che viene ben accolto dalla critica.
I suoi libri sono ambientati soprattutto nella Parigi della seconda guerra mondiale e ruotano attorno alla figura dell'ebreo, dello straniero, dell'esule. Il personaggio del padre è spesso ricordato dalle parole di Modiano, che fissa la sua attenzione sulle azioni del padre, vittima del Nazismo ma disposto a tutto, anche a sfruttare potenti amicizie collaborazioniste, pur di salvarsi.
Nel 1978 vince il premio Goncourt con il romanz Rue des Boutiques Obscures, che richiama la famosa via Delle Botteghe Oscure, dove l'autore risiedette.
Lavora come documentarista per Carlo Ponti e paroliere per Françoise Hardy. Scrive in tutto trenta romanzi, tra cui, pubblicati in Italia, Dora Bruder (Guanda), Sconosciute, Bijou, Un pedigree, l'Orizzonte e Nel caffè della gioventù perduta (Einaudi).
L'Accademia Reale di Svezia lo ha preferito a oltre 200 candidati attribuendo la decisione alla sua prosa della memoria, in grado di evocare "i destini umani più inafferabili" e svelare "il mondo dell'occupazione."
Definito dalla critica il Proust dei nostri tempi, è osannato da più parti per il suo stile preciso, nitido e musicale in grado di rievocare le atmosfere di una Parigi passata e renderle vibranti nel presente.
Personalmente, non penso che avrei mai avuto la curiosità di scoprire questo scrittore se non avesse vinto il Nobel: ora la questione da risolvere è se credere nelle capacità critiche dei giudici dell'Accademia oppure no. Magari, in futuro qui sul Club, potremo parlare e commentare uno dei libri del nuovo Premio Nobel... A presto!



"Siamo davvero sicuri che le parole scambiate tra due persone durante il loro primo incontro si siano disperse nel nulla, come se non fossero mai state pronunciate? E quel mormorio di voci, quelle conversazioni al telefono da un centinaio di anni a questa parte? Le migliaia di parole sussurrate nell’orecchio? Tutti quei brandelli di frasi così poco importanti da essere condannati all’oblio?"

L'Orizzonte (Einaudi)

mercoledì 8 ottobre 2014

#weekly quotes


Vedi, ci sono momenti in cui la perfezione stessa appare in una mano o in un volto, in qualche sfumatura sui fianchi di una collina o sul mare, momenti in cui ti si paralizza il cuore di fronte al miracolo della bellezza… Quella creatura mi pareva in quel momento un superbo uccello acquatico, ora un airone, ora un cigno. Ho detto che i suoi capelli erano biondi, ma no, come muoveva leggermente la testa prendevano talora dei riflessi azzurrini, talora sembravano percorsi da un fuoco leggero. Le scorgevo di profilo il seno, morbido e delicato come il petto di una colomba. Ero diventato puro sguardo. Vedevo qualcosa di antico, perché sapevo non di vedere una cosa bella ma la bellezza stessa, come sacro pensiero di Dio. Scoprivo che la perfezione, a scorgerla per una volta, e una volta sola, era qualcosa di lieve e leggiadro. Guardavo quella figura da lontano, ma sentivo che su quell’immagine non avevo presa, come accade quando sei avanti negli anni, e ti sembra di scorgere segni chiari sopra una pergamena, ma sai che appena ti avvicinerai essi si confonderanno, e che non potrai mai leggere il segreto che quel foglio ti prometteva – o come nei sogni, che ti appare qualche cosa che vorresti, allunghi la mano, muovi le dita nel vuoto, e non afferri nulla.

Umberto Eco
Baudolino


domenica 5 ottobre 2014

I fantasmi del cappellaio

Buonasera cari amici del blog,

periodo intenso e pieno zeppo di attività e festival. In questi giorni c'è stato il festival di Internazionale a Ferrara, oggi è stata inaugurata la "Domenica della carta" in molti archivi e biblioteche, che hanno aperto al pubblico.
Questo autunno sembra essere ricco di iniziative e buoni proposito letterari.
Quali libri state leggendo?
Io ho da non molto concluso la lettura di un libro molto interessante, che ho avuto la fortuna di conoscere grazie al forum Il club del libro (che vi consiglio di frequentare): I fantasmi del cappellaio di Georges Simenon.


Scheda tecnica: pubblicato da Adelphi in Italia nel 1997, racchiude in circa 180 pagine il romanzo del maestro del giallo, Georges Simenon, famoso per la serie di storie dedicate alle inchieste del commissario Maigret. L'edizione Adelphi contiene, oltre al vero e proprio romanzo, un'appendice che contiene due bravi racconti riguardanti il nucleo delle vicende che coinvolgono il cappellaio e che costituiscono i primi lavori di Simenon alla storia, che egli decide di rielaborare e sviluppare attraverso punti di vista e schemi diversi.

Confesso che era il primo libro di Simenon che leggevo e devo dire che sono stata piacevolmente colpita, non essendo grande amante del genere giallo. 
Non si tratta, infatti, di un classico romanzo giallo, in cui un investigatore cerca di scoprire dove si celi l'assassino e perché abbia compiuto il delitto. Siamo informati sin dalle prime pagine che l'assassino è il cappellaio e Simenon lascia che sia il suo punto di vista e, soprattutto, i suoi pensieri a guidarci attraverso la narrazione. Il signor Labbé, il cappellaio strangolatore di donne di mezza età, pare agire con una lucidità e una freddezza glaciale, spinto da un motivo ben preciso che però non ci viene detto, se non nelle ultime pagine del romanzo.
Il punto di forza di questo libro sta proprio qui: utilizzare il punto di vista dell'assassino e far capire fin dall'inizio chi sia l'autore dei delitti, eliminando l'aspetto più spesso banale dei gialli, ossia le indagini classiche da parte degli investigatori. Qui si tratta invece di sondare e scavare nella psiche di un uomo che non ritiene in alcun modo di avere un problema ma che pensa di agire per il meglio e seguendo un piano preciso e, soprattutto, con un termine prestabilito. 
Il signor Labbé inizialmente suscita pena e pietà per la sua solitudine e il suo completo isolamento ma, dopo il mancato omicidio della settima donna, qualcosa in lui crolla. La sua lucidità e la razionalità con cui maschera la sua foga criminale vengono meno. Inizia a essere consapevole di non poter smettere, di non avere davvero il controllo assoluto sulle sue azioni e di non riuscire, proprio come scrivono i giornali che lui tanto osteggia, a smettere. Crolla la maschera, e crolla lui. Inesorabilmente.
Interessante il legame che il cappellaio instaura con il sarto, che vive al lato opposto della strada, il povero Kachoudas. Questi scopre il segreto del cappellaio, lo segue, lo osserva e lo spia ma non riesce mai a trovare il coraggio per denunciare i delitti; Labbé osserva quasi divertito i dilemmi esistenziali del suo vicino di casa, affezionandosi e godendo di essere il fulcro delle sue attenzioni. Leggendo anche i racconti "Il piccolo sarto e il cappellaio" e il brevissimo "Benedetti gli umili", che Simenon ha scritto prima del romanzo, si nota come nei primi due racconti è il sarto il protagonista e il narratore della vicenda mentre il cappellaio è oggetto delle indagini ma non soggetto. La scelta di lasciare sempre più da parte la figura del sarto per addentrarci sempre più all'interno della psiche distorta del signor Labbé è fortemente voluta e penso sia il motivo di maggior pregio di questo libro.
Bellissime le ambientazione e il ritmo della narrazione, una bella prova di stile e di esercizio per Simenon.

"Era il 3 dicembre, e continuava a piovere. Il numero 3 spiccava, enorme, nerissimo, panciuto, sul bianco smagliante del calendario appeso, a destra della cassa, al tramezzo di legno scuro che divideva il negozio dalla vetrina. Erano passati esattamente venti giorni, dato che la cosa era accaduta il 13 novembre (un altro 3 ugualmente panciuto sul calendario), dal primo delitto, da quando, cioè, un'anziana donna era stata assassinata vicino alla chiesa di Saint-Sauveur, a pochi passi dal canale."

Voto: 3 stelline