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venerdì 27 febbraio 2015

Canale Mussolini

Buongiorno book lovers,

come procedono le vostre letture?
Oggi vi propongo - e vi consiglio caldamente - un romanzo che ha vinto, meritatamente il Premio Strega 2010: Canale Mussolini di Antonio Pennacchi.


 Scheda tecnica: pubblicato nel 2010 da Mondadori, a un prezzo di 11 euro, è definito dallo stesso autore "l'opera per la quale sono venuto al mondo". Pennacchi, nato nel 1950 a Latina, è figlio di coloni trasferitisi da Umbria e Veneto nell'Agro Pontino, in Lazio, al tempo della grande bonifica voluta da Mussolini. Operaio per cinquant'anni, si è laureato in Lettere in un periodo di cassa integrazione e ha iniziato a scrivere. Tra i suoi romanzi Il fasciocomunismo (2003) da cui è stato tratto il film Mio fratello è figlio unico con Elio Germano.

Leggere Canale Mussolini, un romanzone storico di 461 pagine, significa immergersi nella grandiosa storia famigliare dei Peruzzi, che dal Veneto si trasferirono in Agro Pontino per bonificare il famoso Canale Mussolini, un'area paludosa e malarica, resa abitabile e coltivabile durante il fascismo.
Pennacchi copre un periodo che va dagli anni Dieci del Novecento fino alla Seconda Guerra Mondiale, sfruttando gli occhi dei Peruzzi, famiglia contadina che vive tra Rovigo e Ferrara lavorando i campi a mezzadria. Le sorti dei Peruzzi si incrociano con la storia politica del tempo: il capofamiglia assiste a un comizio del socialista Rossoni, con cui viene incarcerato, i figli maggiori, Pericle, Temistocle e Iseo partecipano alla Prima Guerra Mondiale e tornano da eroi. Matrimonio e figli allargano la famiglia che ingloba e accoglie i nuovi arrivati. I Peruzzi manifestano simpatie per il partito fascista e alcuni di loro partecipano addirittura alla Marcia su Roma del 1922. In seguito ad alcune decisioni di Mussolini (la quota 90) le vicende della famiglia vengono drasticamente sconvolte: i conti Zorzi Villa, di cui lavorano la terra, gli sottraggono tutti i loro averi e li lasciano al lastrico. Senza soldi e senza bestie, i Peruzzi decidono di affrontare il lungo viaggio fino all'Agro Pontino, nel Lazio, dove gli viene riservata una casa e un appezzamento di terreno da abitare e coltivare. Assistiamo quindi ai lavori di bonifica e all'inaugurazione di una nuova città, Latina, sotto lo sguardo attento e onnipresente di Mussolini, e agli scontri con gli abitanti del luogo che osteggiano i nuovi venuti chiamandoli Cispadani. Intanto le scellerate decisioni del Duce portano gli italiani in guerra in Etiopia: Adelchi, uno dei figli Peruzzi, parte e assiste alle drammatiche azioni contro i soldati abissini. Infine arriva la Seconda Guerra Mondiali, che porta morte e sventura, dissesti economici e crisi, in ogni famiglia italiana.
Pennacchi non intende costruire un manuale di storia: pur essendo fondamentale e determinante per lo sviluppo delle vicende, la Storia rimane un elemento di sfondo che consente all'autore di caratterizzare i personaggi e dar loro uno spessore e una profondità psicologica che difficilmente si trova negli autori italiani contemporanei. I veri protagonisti sono i Peruzzi, i loro problemi economici, i loro matrimoni e figli, il loro viaggio nel Lazio, la morte e la vita che si intrecciano in questa grande famiglia, costellata di protagonisti forti e a tratti fiabeschi, come la moglie di Pericle, Armida, che parla con le api.
Epopea italiana, epopea famigliare, scritta con un'abilità compositiva eccezionale. Il racconto è proposto da un nipote dei Peruzzi, che ha sentito il racconto e ora lo regala anche a noi, come fossimo tutti, noi lettori, intorno a un fuoco, la sera, prima di andare a dormire, durante i filò, i magici momenti dove si raccontano storie e avventure, dopo una giornata di lavoro nei campi.

"Per la fame. Siamo venuti giù per la fame. E perché se no? Se non era per la fame restavamo là. Quello era il paese nostro. Perché dovevamo venire qui? Lì eravamo sempre stati e lì stavano tutti i nostri parenti. Conoscevamo ogni ruga del posto e ogni pensiero dei vicini. Ogni pianta. Ogni canale. Chi ce lo faceva fare a venire fino qua?
Ci hanno cacciato, ecco il perché. Con il manico della scopa. Il conte Zorzi Vila. Ci ha spogliato di tutto. Derubati. Le bestie nostre. I vitelli. Le mucche con delle poppe così. Non ha idea del latte che facevamo. Con uno schizzo solo riempivamo un secchio. Non facevamo nemmeno in tempo a sederci sullo sgabello e a massaggiare un po' la tetta che via, come titillavi il primo capezzolo partiva un getto che lo riempiva. Dovevamo reggerlo forte tra le gambe perché non cadesse."

Voto: 5 stelline

lunedì 23 febbraio 2015

Dritto al cuore

Buongiorno book lovers,

oggi parliamo di un una scrittrice italiana, una delle poche che si occupa di noir attualmente nel panorama italiano: Elisabetta Bucciarelli e il suo Dritto al cuore.


Scheda tecnica: pubblicato nel 2013 da Edizioni e/o al costo di 17.50 euro, segue le vicende dell'investigatrice Maria Dolores Vergani, su cui la Bucciarelli ha scritto svariati romanzi.La scrittrice  vive e lavora a Milano. Nel 2011 ha vinto il Premio Scerbanenco per il miglior romanzo noir italiano con Ti voglio credere (Kowalski-Coloradonoir). L’autrice collabora con varie testate giornalistiche e scrive per il teatro, nel 2013 il testo dell’audiodramma L’etica del parcheggio abusivo è stato pubblicato per i tipi di Feltrinelli.

Ambientato in Valle d'Aosta, nell'ultimo villaggio walser sul'Alta Via che collega l'Italia alla Svizzera, il romanzo ruota intorno alle vicende che sconvolgono il piccolo paesino, popolato da pochissimi abitanti: una donna, chiaramente straniera, è stata misteriosamente ritrovata nei boschi, fatta pezzi e priva di vestiti. Le indagini vengono affidate al comandante dei carabinieri Michi Belga, uomo mediocre e dalla scarsa capacità organizzativa. Maria Dolores Vergani, che si trova nel paesino per una lunga vacanza in seguito a un periodo di aspettativa dal lavoro, si trova suo malgrado coinvolta nelle indagini che coinvolgeranno piano piano tutti gli abitanti del paese, arrivando anche a contemplare l'assassinio di una mucca.
La strada che condurrà alla soluzione dei delitti sarà lunga e costellata da incontri importanti: dal medico legale Marco Giaguari, affascinante ed esperto uomo con cui la Vergani intreccerà una tenera amicizia, ad Ariel, co-protagonista del romanzo, vivace e intelligente, una delle poche ragazzine che ancora vivono nel paese, insieme al nonno Zefiro, da Cianna, zio di Ariel, affetto da una grave malattia mentale che lo rende simile a un bambino, a Pietro, viziato ragazzo di città in vacanza con la madre.
Il villaggio che fa da sfondo alle indagine assume un ruolo fondamentale per comprendere il delitto stesso e la mentalità degli abitanti, persone abituate a vivere in un rapporto di relazione simpatetica con la montagna e la natura, al punto da lasciare che sia questa, e non la cosiddetta civiltà a scandire il ritmo delle loro esistenze. Su tutto troneggia la Casa, luogo mitico e fiabesco, dove un'anziana signora vive e osserva tutto, con occhi in grado di vedere ben al di là della realtà concreta.
Scritto con grande maestria e con chiara abilità narrativa, Dritto al cuore è un romanzo interessante e ben costruito: la trama e i personaggi sono coerenti e credibili, tratteggiati con pennellate sicure e solide, il delitto e le indagini che ne derivano riescono a suscitare interesse e stimolano la lettura. Molto interessante l'ambientazione, soprattutto l'atmosfera fiabesca che tinge e colora di tanti chiaro-scuri il bosco dove avviene il delitto.
Una lettura piacevole, non particolarmente complessa, che regala qualche ora di evasione.

"Femminile, verticale. Montagne madri da scalare, superare, conquistare. Mai del tutto, mai per sempre. Donne stabili, ferme solo in apparenza. Faticose da sostenere perché potenti, autodeterminate, centrate. Si va per differenza, quando non si hanno altre strategie si cerca di togliere e minare, scavando e sottraendo ciò che le tiene salde a terra."

Voto: 3 stelline

venerdì 20 febbraio 2015

Che ne è stato di te, Buzz Aldrin?

Buonasera cari book lovers,

spostiamo il nostro sguardo verso il nord-europa e immergiamoci nella lettura di uno scrittore norvegese molto interessante e parecchio famoso nella penisola scandinava: Che ne è stato di te, Buzz Aldrin? di Johan Harstad.


Scheda tecnica: pubblicato da Iperborea nel 2008 al prezzo di 16.50 euro, è stato il romanzo che ha inserito Harstad tra i più promettenti scrittori norvegesi attirando l'attenzione di critica e pubblico. Nato nel 1979 a Stavanger, ha debuttato nel 2001 con una raccolta di racconti e si cimenta anche nella creazione di opere teatrali, oltre che nell'attività di musicista di un gruppo rock.

Protagonista della vicenda è Mattias, nato, per un caso fortuito, il 20 luglio 1969 più o meno quando Neil Armstrong posò il piede sulla Luna, il piccolo grande passo di un uomo. Segnato da questa coincidenza, Mattias coltiva fin da piccolo la passione per lo spazio e per gli astronauti, focalizzando la sua attenzione, però, non sul famoso Neil Armstrong ma piuttosto su Buzz Aldrin, il secondo pilota, quello che non si nota, quello che compie il suo lavoro e poi si allontana defilato senza cercare la luce dei riflettori. Mattias ama stare in un angolo. Trascorre tutta la vita sforzandosi di non far notare mai la sua presenza, felice di essere invisibile per la maggior parte delle persone che lo circondano.
Solo una volta, per conquistare Helle, sua compagna di scuola, metterà in mostra le sue doti canore, esibendosi davanti a tutta la scuola stupefatta e ammirata. Dopo gli studi, Mattias decide di intraprendere la tranquilla e riparata vita di giardiniere, va a convivere con Helle, frequenta l'unico grande amico del liceo, Jørn, cerca in ogni modo di restare nell'ombra. Eppure, a un certo punto, tutto crolla: Helle lo lascia e perde il lavoro. Mattias si ritrova nelle sperdute e lontane Isole Faroe, si allontana dagli amici e dai genitori e decide di non tornare. Accolto in un centro di riabilitazione per persone affette da disturbi psichici, guidato dal medico Havstein e coccolato dai suoi compagni, Mattias riscopre la sua dimensione, come se i meccanismi frantumati del suo essere riuscissero a ricomporsi proprio lì, in uno dei luogo più sperduti e isolati della terra.
Importante e forte il ruolo dell'ambiente in cui si svolge la vicenda: le Isole Faroe emergono predominanti all'interno della narrazione, fornendo lo scheletro su cui le vicende si sviluppano.
La vicenda di Mattias è la storia di un anti-protagonista, di chi non vuole primeggiare, di chi lotta per avere il diritto di stare nel mondo senza sgomitare e dimostrare di valere qualcosa. Un personaggio ambiguo, pieno di contraddizioni e di paure, di ansie e desideri, un personaggio che difficilmente si ama ma che si osserva come una creatura delicata e interessante, rara e speciale, che compie delle scelte talmente anomale da suscitare rabbia e al tempo stesso ammirazione.
Harstad ha un grande, innegabile, pregio; riesce a raccontare una vicenda priva di grossi colpi di scena o di eventi importanti con una grazia e una leggerezza tale da rendere densa e profonda una storia fondamentalmente banale. La capacità dello scrittore di cimentarsi in una narrazione così facilmente soggetta alla banalità e al "già detto" e uscirne assolutamente vincente, dimostrano la grande capacità narrativa di un autore sicuramente da leggere.

"Non tutti vogliono dirigere un'azienda. Non tutti vogliono essere i più grandi campioni del paese o far parte di svariati consigli d'amministrazione, non tutti vogliono avere i migliori avvocati, non tutti vogliono aprire gli occhi ogni mattina sul trionfo o la rovina nei titoli dei giornali.
Qualcuno vuol essere la segretaria che resta fuori quando si chiudono le porte della riunione, qualcuno vuole guidare la macchina del capo anche il giorno di Pasqua [...] qualcuno non vuole andare in tivù, alla radio, sui giornali. Qualcuno vuole vedere il film, non esserci dentro. Qualcuno vuole fare il pubblico."

Voto: 4 stelline

venerdì 13 febbraio 2015

L'energia del vuoto

Bentrovati amici,

come procedono le vostre letture?
Io sto saltellando da un autore all'altro, a volte con enorme piacere altre con disappunto. Oggi vorrei parlare di un romanzo di un autore italiano: L'energia del vuoto di Bruno Arpaia.


Scheda tecnica: pubblicato nel 2011 da Guanda nella collana Narratori della fenice, al prezzo di 16.50 euro, è opera di Bruno Arpaia, nato nel 1957 nel napoletano, giornalista, traduttore e consulente editoriale, autore di molti libri e romanzi spesso premiati e di una conversazione con Luis Sepùlveda Raccontare, resistere.

L'energia del vuoto è un romanzo che vuole in primo luogo essere uno strumento di divulgazione scientifica. La vicenda è ambientata al Cern di Ginevra, all'interno dell'elité intellettuale che sta lavorando al Large Hadron Collider, l'Lhc, il più potente acceleratore di particelle mai costruito al mondo. L'attesa e i febbrili lavori che i fisici sperimentali e teorici stanno compiendo per prepararsi alle rivoluzioni che inevitabilmente porterà l'Lhc nel mondo della fisica sono testimoniati da una giornalista spagnola, Nuria Mureno, giunta ad intervistare la responsabile di uno degli esperimenti che verranno condotti, Emilia Vinas, ricercatrice appassionata e competente.
Le ricerche sono però adombrate da sospetti e imbrogli volti a boicottare e sabotare il portato scientifico dell'Lhc. Sabotaggi da cui Pietro e Nico, marito e figlio di Emilia, cercano, inconsapevolmente di scappare.
Scarna, molto scarna, la trama. Tutto si regge intorno a un reticolato molto sottile e privo di alcuno spessore stilistico e narrativo. Solo intorno alla metà del libro si comprende, parzialmente, il senso della fuga di Pietro e Nico e si ha il vago sentore della presenza di una trama. La vicenda è talmente banale che avrebbe potuto non essere raccontata.
Chiaro l'intento dell'autore: descrivere, in modo comprensibile e chiaro, alcuni importanti - e interessantissimi - principi della fisica moderna, dalla relatività alla meccanica quantistica, fino alla teoria delle superstringhe. Sicuramente un ottimo modo per conoscere e avvicinarsi, seppur con rispetto e da lontano, all'affascinante campo di ricerche sullo spazio, sul tempo e sul vuoto.
Grazie alle domande della giornalista, Nuria, che vengono rivolte ai vari ricercatori presenti nel libro, le opinioni e le tesi vengono esposte e chiarite in termini ampiamente divulgativi.
A parte l'apprezzabile interesse nei confronti della fisica, il romanzo risulta, però, banale e scialbo, privo di una benché minima "voce" letteraria.
Probabilmente sarebbe stato più credibile un saggio divulgativo sugli argomenti trattati.

Voto:  1 stellina

lunedì 9 febbraio 2015

Sostiene Pereira

Buongiorno cari booklovers,

dopo una pausa, torniamo con altri libri e altre recensioni. Oggi parliamo di un classico, oramai, della letteratura italiana: Sostiene Pereira di Antonio Tabucchi, che gli valse il Premio Campiello nel 1994.



Scheda tecnica: pubblicato nel 1994 da Feltrinelli nella collana Universale Economica (ora in commercio a 6 euro), è l'opera più famosa dello scrittore italiano Antonio Tabucchi (1943-2012), profondo conoscitore della cultura portoghese, grande traduttore e critico del poeta Fernando Pessoa. Con Sostiene Pereira vince il Premio Campiello, il Premio Scanno, il Premio Jean Monnet per la Letteratura Europea, ed è finalista all'International IMPAC Dublin Literary Award. Roberto Faenza ne trae un film nel 1995, con Marcello Mastroianni nella parte di Pereira. Ben presto questo testo diventa simbolo del diritto alla libera informazione e della lotta alle dittature.

Ambientato a Lisbona nel caldo agosto del 1938, nel delicato periodo della dittatura di António de Oliveira Salazar che esercitò il suo dominio dal 1932 al 1968, mentre in Spagna le forze repubblicane cercano di contrastare l'avanzata di Francisco Franco, appoggiato da italiani e tedeschi, il dottor Pereira, direttore della pagina culturale di un giornale del pomeriggio, il Lisboa, si preoccupa esclusivamente del caldo, delle sue condizioni di salute e del pensiero della morte.
Dopo trentanni trascorsi ad occuparsi di cronaca nera, ha accettato di dirigere, da solo, la pagina culturale di un giornale di media diffusione, sulle cui pagine traduce scrittori francesi dell'Ottocento, prepara ricorrenze e necrologi. Unica sua compagnia il ritratto della moglie morta, unica depositaria dei suoi pensieri più profondi.
La tranquilla e defilata vita di Pereira viene sconvolta dall'incontro con tre ragazzi: Monteiro Rossi, nuovo collaboratore di Pereira, assunto per scrivere necrologi di scrittori che potrebbero morire, Maria, la fidanzata di Monteiro, e il cugino di Monteiro, giunto in Portogallo per assoldare ribelli al regime dittatoriale di Franco.
L'incontro con Monteiro Rossi sconvolge e turba Pereira che, sostiene, inizia a provare una profonda inquietudine: aiuta i giovani economicamente e cambia, impercettibilmente, il taglio della sua rivista culturale.
Il susseguirsi degli eventi, l'incontro con il dottor Cardoso in una clinica talassoterapica, che lo aiuta a comprendere il cambiamento in atto nel suo animo, producono una climax ascendente emozionale che culmina nel tragico epilogo e nel coraggioso, eroico, gesto di Pereira che proclama con dignità e onore il diritto a dire veramente quello che il Portogallo sta vivendo.
Nonostante la brevità del romanzo, di soli 216 pagine, innegabile è la maestria di Tabucchi, abilissimo nel descrivere una Lisbona appesantita dalla cappa di arsura estiva e dalla censura che veglia e vigila sui comportamenti dei cittadini. Le immagini, semplici e potenti, che Tabucchi riesce a costruire sono opera di uno scrittore che non solo conosce a fondo il Portogallo e la sua cultura, ma lo ama profondamente.
Il personaggio di Pereira, le sue nevrosi, i suoi soliloqui con la moglie, i suoi problemi di peso e di cuore, la sua passione per le limonate, l'ossessione per la morte e la resurrezione della carne, la sua lenta e inquieta evoluzione è prova emblematica della complessità e varietà dell'animo umano, che solo pochi, grandi, scrittori sono in grado non solo di cogliere ma anche di trasmettere.
Elemento caratterizzante della narrazione è il ricorrere del sintagma "sostiene Pereira" come se il racconto fosse tratto da un verbale di un processo giudiziario, un processo di fronte a chi? 
Probabilmente il tribunale della vita...

"Non è questo, sostiene di aver ammesso Pereira, il fatto è che mi è venuto un dubbio: e se quei due ragazzi avessero ragione? In tal caso avrebbero ragione loro, disse pacatamente il dottor Cardoso, ma è la Storia che lo dirà e non lei, dottor Pereira. Sì, disse Pereira, però se loro avessero ragione la mia vita non avrebbe senso, non avrebbe senso aver studiato a Coimbra e avere sempre creduto che la letteratura fosse la cosa più importante del mondo, non avrebbe senso che io diriga la pagina culturale di questo giornale del pomeriggio dove non posso esprimere la mia opinione e dove devo pubblicare racconti dell'Ottocento francese, non avrebbe senso più niente..."

Voto: 5 stelline

PS. Appuntamento al gruppo di lettura giovedì 12 febbraio, alle 21, presso la biblioteca civica di Desio per discutere di questo libro!