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martedì 27 maggio 2014

Non dirmi che hai paura

Buonasera booklovers,

oggi vi propongo la lettura di un libro che a gennaio ha riempito le vetrine di tutte le librerie italiane: Non dirmi che hai paura di Giuseppe Catozzella.
Romanzo molto pubblicizzato e sponsorizzato da carta stampata e media, merita la nostra attenzione, e la nostra lettura critica.


Scheda tecnica: pubblicato da Feltrinelli a gennaio 2014, al prezzo di 15 euro, il romanzo racconta, in 228 pagine, la storia vera di Samia, ragazza somala, che quattro anni dopo aver partecipato alle Olimpiadi di Pechino trova la morte, a ventun anni, nel mar Mediterraneo, mentre tenta di arrivare in Italia su un barcone che trasporta immigrati clandestini.

La storia che Catozzella, giovane scrittore che collabora con diversi giornali e ha all'attivo altri romanzi-inchiesta, presenta al pubblico italiano è straordinaria e drammatica allo stesso tempo.
E' la storia di una ragazza che insegue i suoi sogni, senza arrendersi, lottando fino alla fine per raggiungere il suo obiettivo: gareggiare, e vincere, alle Olimpiadi di Londra.
Nata in un paese in guerra, la Somalia, costretta ad allenarsi di notte e lungo le strade, sostenuta e incoraggiata dalla famiglia e dall'amico Alì, Samia scopre di possedere un dono. Corre veloce.
All'età di diciassette anni partecipa alle Olimpiadi di Pechino e arriva ultima nella gara dei 200. Ma diventa simbolo dell'emancipazione delle donne musulmane: si presenta a capo scoperto, maglietta e pantaloncini, rivendicando la libertà delle donne.
Purtroppo le condizioni della vita nella sua patria contrastano il suo desiderio di allenarsi e prepararsi per le Olimpiadi di Londra. Decide quindi di andarsene e parte prima per l'Etiopia e poi per l'Italia. Il suo lungo  e terribile viaggio ha però un triste epilogo. Si butta dal barcone che stava trasportando immigrati clandestini e muore tra le acque del Mediterraneo.
La storia di Samia è una storia che Catozzella regala ai lettori italiani, lasciando che sia la protagonista a parlare attraverso l'utilizzo della prima persona. Lo scrittore non cede mai a patetismi o a toni drammatici ma lascia trapelare l'immagine di una ragazza testarda, caparbia, forte, determinata e sognatrice. Unica nota critica riguarda lo stile dello scrittore: con una storia come questa, si poteva utilizzare una scrittura più attenta, profonda, in grado di scandagliare l'animo umano, invece lo stile risulta lineare e semplice, forse troppo.
Come ha detto lo stesso Catozzella in un'intervista, Samia non è vinta ma continua a essere una vincitrice perché non ha mai smesso di lottare per i suoi sogni, fino all'ultimo istante della sua vita.


"Arriva presto," mi ha detto ieri sera Mannaar. "Zia Samia..." ha fatto una pausa, "... non fare venire i mostri... Non dirmi che hai paura."
 Io e Hodan siamo scoppiate a ridere insieme.
"No, piccola Mannaar, non ho paura. Mai," ho risposto.

Voto: 4 stelline

martedì 20 maggio 2014

Tutti giù per terra

Ben ritrovati cari book-lovers,

oggi discutiamo di un romanzo pubblicato nel lontano 1994, il cui autore, confesso, mi era del tutto sconosciuto e che ho scoperto per puro caso, recentemente, leggendo una sorta di manuale per scrittori, E così vorresti fare lo scrittore, ad opera di Giuseppe Culicchia. Questo manuale-saggio ironico/comico, da poco pubblicato da Laterza, offriva consigli e suggerimenti agli aspiranti scrittori, tratteggiando un ritratto poco lusinghiero del dorato mondo dell'editoria italiana con una buona dose di ironia. Incuriosita, ho deciso di scovare il libro che ha reso famoso Culicchia e gli ha poi aperto le porte del successo, al punto da concedere all'autore il diritto di comporre un libro ricco di suggerimenti per i futuri scrittori: Tutti giù per terra.


Scheda tecnica: edito da Garzanti nella collana Elefanti nel 1994 al prezzo di 8.90 euro, costituisce l'esordio narrativo di Culicchia, che a ventotto anni, studente fuori corso alla facoltà di lettere e filosofia, commesso in una libreria, ha scritto questo romanzo ambientato a Torino alla fine degli anni 80.

La lettura di questo romanzo ha confermato l'impressione che mi ero fatta leggendo il più recente manuale scritto dall'autore: tanto fumo, poca sostanza.
La trama è debole, banale, ai limiti della decenza. La vicenda si snoda attorno alle scelte e agli snervanti dubbi esistenziali di un ragazzo che, iscritto - guarda caso - alla facoltà di Filosofia, preferisce non partecipare alla vita universitaria e dedicarsi al Servizio Civile presso un ufficio preposto ai rapporti con gli immigrati. Durante questo periodo lavorativo si confronta con la realtà degradante di un posto di lavoro mal organizzato, colleghi di lavoro arrivisti, amiche che tentano di introdurlo nella movida torinese e un padre che puntualmente degrada le sue scelte di vita.
Nel tentativo di proporre un ritratto molto poco lusinghiero e molto sconfortante della realtà giovanile, priva di qualsiasi punto di riferimento positivo e stabile, Culicchia, a mio avviso, si lascia andare a una banalità e mancanza di stile letterario che rendono noiosa e priva di interesse la vicenda. 
Evidente la componente biografica nella figura del protagonista, che ovviamente - e volutamente - non suscita simpatie nel lettore, il quale conclude la lettura con la sensazione di non aver in alcun modo avuto un vero e profondo ritratto di quello che lo scrittore puntava a descrivere.
Carente lo stile narrativo, che impedisce alla trama, noiosa sì ma potenzialmente piacevole, di decollare.

"Mentre compilavo la bolla di consegna non potevo fare a meno di scrutare tra la folla attraverso le vetrine. Avrei voluto essere da qualsiasi altra parte tranne che lì. Alla fine ero diventato anche io un commesso. Dalla mia gabbia guardavo fuori, ma non c'era più nulla da vedere."

Voto: 1 stellina

giovedì 8 maggio 2014

Dieci dicembre

Buongiorno book -lovers,

mentre a Torino c'è fermento al Salone del Libro, grandissima fiera dedicata al libro e all'editoria, noi ci dedichiamo alle buone letture: Dieci dicembre di George Saunders.
Definito dal New York Times Magazine "il più bel libro dell'anno", ha ricevuto recensioni entusiaste da parte di critici e giornalisti.


Scheda tecnica: pubblicato da minimum fax nell'ottobre 2013 al prezzo di 15 euro, Dieci dicembre racchiude una raccolta di dieci racconti diversi gli uni dagli altri, accomunati tutti dallo stile surreale di Saunders. Le vicende spaziano da descrizioni di improbabili donne moldave appese ai fili come decorazione per i giardini alle reazioni di un veterano di guerra al ritorno dal fronte, dalle storie di detenuti utilizzati per sperimentare gli effetti di alcuni farmaci al tentativo di suicidio di un anziano signore che scopre di essere malato.

Emerge, potentemente, la forza stilistica di questo scrittore, che tratteggia racconti che si caratterizzano per la grande forza espressiva e surreale e dall'altra per il crudo realismo attraverso cui vengono proposti alcuni personaggi.
I dieci racconti permettono di cogliere sfumature e stili espressivi diversi: da una parte estremo surrealismo e sperimentazione di mezzi espressivi meno abituali, in particolare nel racconto Le ragazze Semplica dove la storia è affidata alle parole del protagonista che trascrive su un diario, con uno stile telegrafico, le assurde vicende di cui è stato testimone. Dall'altra una notevole dose di realismo, mai banalizzante mai buonista, nel ritrarre tragedie o squallori quotidiani.
Questa ritengo essere la forza del libro e dell'autore, che dimostra di essere senza dubbio una voce originale e interessante, assolutamente non banale.
Certamente però, questo non può essere considerato il libro dell'anno. Un buon libro, certo, un'ottima prova di scrittura, senza dubbio. Manca, però, la profondità e l'intensità nel ritrarre i personaggi e la vita, che rendono questa raccolta di racconti un ottimo esempio di come la scrittura possa sperimentare e giocare con se stessa ma senza trasmettere un definito messaggio da parte dello scrittore, che merita comunque grande ammirazione.

"Appena sposati litigavano sempre. Se ne dicevano di cotte e di crude. A volte, dopo, piangevano. A letto? E poi si... Molly premeva il viso umido e accaldato contro il suo viso umido e accaldato. Si chiedevano scusa, lo dicevano coi loro corpi, si riaccettavano a vicenda, e quella sensazione, la sensazione di essere riaccettato per l'ennesima volta, la sensazione dell'affetto dell'altro che cresceva e abbracciava qualunque tuo nuovo difetto si fosse appena manifestato, era la cosa più profonda, più preziosa che avesse mai..."

Voto: 3 stelline