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martedì 30 dicembre 2014

Soffocare

Buonasera cari booklovers,

concludiamo l'anno con un consiglio di lettura e una recensione di un bravo scrittore americano che vi consiglio di aggiungere all'elenco dei libri da leggere nel 2015: Soffocare di Chuck Palahniuk.


Scheda tecnica: pubblicato nel 2001 in America e nel 2002 in Italia da Mondadori (l'edizione Oscar costa 10 euro), è opera di Palahniuk, nato a Portland nel 1962 e diventato famoso per il romanzo Fight Club (1996) da cui è stato tratto il film interpretato da Brad Pitt. Dopo il successo, Palahniuk ha continuato a scrivere e pubblicare romanzi, tra cui quello di cui parleremo oggi, il cui protagonista è Victor Mancini, ex studente di medicina, sessodipendente, fallito e imbroglione.

Il protagonista di questa storia non brilla per alcuna dote morale o fisica: Palahniuk tratteggia la classica figura di chi non ce l'ha fatta, di chi non ha avuto sconti dalla vita e non è riuscito a uscirne. 
Figlio di una donna drogata e piena di problemi giudiziari, sballottato da una famiglia adottiva all'altra, Victor Mancini parla in prima persona e si racconta, senza fronzoli senza perbenismo senza giustificazioni, mostrando la miseria della sua vita. Lo troviamo a lavorare in un luogo bizzarro, come figurante all'interno di una città che pretende di ricreare l'ambientazione storica di fine Settecento e di attrarre turisti e curiosi; costretto a sottostare all'umiliazione di un lavoro di questo genere, malpagato, Victor arrotonda fingendo, quasi ogni sera, di soffocare. Ogni volta un ristorante diverso, ogni volta la stessa scena: il finto soffocamento e poi una persona che si butta su di lui e lo salva, diventando un eroe e dando, spesso, senso alla propria esistenza al punto da sentirsi in dovere di aiutare, soprattutto economicamente, il povero Victor.
Victor che è anche, e soprattutto, un sessodipendente a caccia costante di endorfine e di emozioni che possano fargli dimenticare, anche solo per un momento, la desolazione della sua esistenza.
Siamo di fronte, qui, a uno dei tanti romanzi che vengono pubblicati in questo periodo dove il protagonista incarna tutte le caratteristiche di quegli innumerevoli uomini medi, infelici e falliti, incapaci di reagire e sconfiggere le proprie dipendenze, costretti a trovare inganni e sotterfugi nel tentativo di rimanere a galla.
Soffocare non trasmette alcun messaggio di fiducia: non c'è redenzione, non c'è evoluzione, non c'è cambiamento - se non vagamente accennato nel finale -, c'è solo la storia di un uomo che subisce e che a sua volta aggredisce, la storia delle persone che gravitano intorno alla sua vita, dalla madre ormai vecchia e ricoverata in un ospizio alle donne con cui condivide la sua dipendenza e all'amico Denny, leale e presente, in un vorticare di volti e nomi di figure tutte, nessuna esclusa, accomunate dalla follia. C'è solo la storia di persone. Persone che non sono buone o cattive, pazze o sane, persone su cui non è possibile formulare un giudizio netto, proprio perché sono semplicemente questo: uomini.
Se da una parte Palahniuk non racconta nulla di nuovo ma propone un tema che molto spesso la letteratura contemporanea presenta, pregevole è il modo attraverso cui orchestra la narrazione. La decisione di far parlare direttamente il personaggio, di permettere al lettore di penetrare all'interno dei suoi pensieri e di rovistare nel suo passato, il tono lucido e spesso tagliente che Victor stesso utilizza per rimarcare le sue scelte e descrivere i suoi ricordi, costituiscono interessanti mezzi stilistici che lo scrittore mette in campo per costringere il lettore a immergersi - provare empatia è impossibile - nella narrazione e non uscirne indenni.

"Possiamo passare la vita a farci dire dal mondo cosa siamo. Sani di mente o pazzi. Stinchi di santo o sessodipendenti. Eroi o vittime. A lasciare che la storia ci spieghi se siamo buoni o cattivi.
A lasciare che sia il passato a decidere il nostro futuro.
Oppure possiamo scegliere da noi.
E forse inventare qualcosa di meglio è proprio il nostro compito."

Voto: 3 stelline



lunedì 8 dicembre 2014

Il birraio di Preston

Buonasera cari book lovers,

come è andato questo lungo w-e? Vi siete dedicati a letture e ozii?
Per salutarci e iniziare la settimana con maggiore energia, vi propongo un romanzo di uno scrittore italiano amatissimo: Il birraio di Preston di Andrea Camilleri.


Scheda tecnica: pubblicato per la prima volta nel 1995 da Sellerio e acquistabile al prezzo di 10 euro, è opera del famosissimo scrittore siciliano Andrea Camilleri, Lasciato da parte, per una volta, il suo commissario Montalbano, Camilleri orchestra una narrazione articolata e raffinata ispirata a un fatto di cronaca: nell'Inchiesta sulle condizioni sociali ed economiche della Sicilia (1875-1876) si accenna infatti a malumori causati dal desiderio del prefetto Fortuzzi di inaugurare il nuovo teatro di Caltanisetta con l'opera, sconosciutissima e male accolta dai siciliani, de Il birraio di Preston.

Ventiquattro capitoli distribuiti in 162 pagine. Non dimenticate di sbirciare alla fine dell'indice perché troverete una piccola sorpresa e una chiave di lettura del romanzo.
Camilleri ambienta i fatti nel paesino di Vigàta, alternando in ogni capitolo vari protagonisti della vicenda. I vigatesi rifiutano categoricamente l'imposizione, da parte del prefetto, di inaugurare il nuovo teatro con l'opera di un certo Luigi Ricci, compositore dotato di scarso talento e poco amato dal pubblico. Tutti si domandano i motivi che hanno indotto il prefetto, originario di Firenze, a imporre ai siciliani questa scelta. 
Nel corso del racconto si alternano molte voci: dal prefetto, che cerca di conoscere la Sicilia attraverso i libri illustrati ed evitando accuratamente di uscire dall'ufficio, a don Memè, che assicura il suo appoggio al prefetto, utilizzando mezzi poco leciti e illegali per far trionfare le ragioni del fiorentino; dal mazziniano Traquardi che si rifugia a Vigàta e organizza, insieme a due compari, l'incendio del teatro poco dopo la funesta inaugurazione, al delegato Puglisi che tenta di far luce sull'origine dell'incendio, responsabile della morte di due persone, per soffocamento da fumo, e una terza, uccisa dai soldati del prefetto.
In un crescendo di immagini e dialoghi, siamo travolti dalla descrizione del triste epilogo all'inaugurazione del teatro: la popolazione, costretta dai soldati ad assistere alla rappresentazione del Birraio, si spaventa e inizia a fuggire a causa di una clamorosa stecca della cantante lirica Maddalena Paolazzi, dando vita a una scena grottesca e surreale di scontro tra civili e soldati e panico collettivo. In mezzo a questo caos, Puglisi, seduto su una poltrona, si tiene la testa tra le mani.
Pregio notevole di questo libro sta nell'abile architettura narrativa: i capitoli non seguono alcun ordine logico ma sono giustapposti l'uno all'altro in modo da restituire al lettore un pezzetto del grande puzzle che compone la vicenda, confusa e intricata. Ogni capitolo segue il pensiero e le azioni di uno dei protagonisti con una vividezza narrativa e, soprattutto, linguistica che rendono ogni parola ricca di significato. Il lavoro che fa Camilleri sul linguaggio è straordinario: i dialoghi costellano tutto il romanzo e si alterna il dialetto siciliano a quello toscano con una proprietà e capacità di linguaggio ammirevole. Su tutto regna l'ironia, l'arguzia, il gioco di parole, la sensazione che l'autore sta ridendo dei suoi compaesani, così pieni di contraddizioni, di luci ed ombre.

"E qui capitarono altre storie. Come quella di Sciaverio che, assicutato da un milite, gli sparò un colpo che lo pigliò alla mano o come quella del milite Micciché Francesco che, andando appresso a uno, nel passare dintra un vicolo stritto stritto gli arrivò in testa un càntaro chino di merda e pisciazza. A tutta la battaglia il diligato Puglisi non partecipò.
Fin dal principio del burdello si era assittato sconfortato su una seggia della platea e si era pigliato la testa tra le mani."

Voto: 3 stelline

Per chi fosse interessato a parlare del libro, appuntamento, dal vivo, alla Biblioteca di Desio giovedì 11 alle 21!

sabato 29 novembre 2014

La signora delle camelie

Buonasera care e cari book lovers,

che ne dite di leggere qualche buon classico?
Oggi vi propongo un romanzo annoverato tra i classici del Romanticismo ma che può essere letto ancora oggi con un certo piacere: La signora delle camelie di Alexandre Dumas.


Scheda tecnica: l'edizione che vi propongo è quella Oscar Mondadori, pubblicata per la prima volta nel 1981 ma ristampata più e più volte, al prezzo di 8.50 euro.
L'autore, Alexandre Dumas, nasce nel 1824 a Parigi dal famoso scrittore Alexandre Dumas e da Catherine Labay, con cui trascorre l'infanzia, non riconosciuto dal padre. Compone La signora delle camelie nel 1848 in un mese soltanto, riportando la storia romanzata della sua relazione con Marie Duplessis, una prostituta di cui si innamora perdutamente. Il successo del romanzo è vasto e ispira a Verdi una delle sue opere più famosi La traviata.

Riesce difficile dare un giudizio netto riguardo a questo libro e tante sono le considerazioni e le riflessioni che andrebbero fatte.
In primo luogo non bisogna dimenticare il periodo storico in cui è stato concepito: Dumas scrive in pieno Ottocento, nel periodo di massima fioritura del Romanticismo.
In secondo luogo, occorre sempre ricordarsi che siamo di fronte a una storia vissuta in prima persona da un Dumas giovane che decide di trascrivere e riportare una porzione della sua vita, apparentemente senza grosse pretese letterarie. Lui stesso infatti dice alla fine del libro che l'unico merito della sua storia è quello di "esser vera". Qui, probabilmente, risiede il valore di questo romanzo, questa sua pretesa di essere storia vera, narrata con slancio e passione da un autore che riporta fedelmente una porzione della sua esperienza personale. Proprio questo aspetto conquisterà il pubblico dei contemporanei, che accolse con grande favore la pubblicazione del testo, a differenza di intellettuali e i critici, sempre aspri delatori di Dumas,
La vicenda ruota attorno alla travagliata storia d'amore tra Armando, giovane di ceto borghese in cerca di fortuna a Parigi, e Margherita, la più bella cortigiana della città, ambita e ammirata, piena di amanti e mantenuta da un ricco duca. Tra Armando e Margherita nasce un sentimento profondo, intenso, tragico.
Se da un lato ci affascina la storia di questa prostituta che si innamora e che si sacrifica per il vero amore, dall'altra siamo un pochino perplessi dai toni e dal melodramma che emerge la vicenda.
Da un punto di vista strettamente narrativo e stilistico Dumas non sembra brillare, tranne per una trovata interessante (che non inventa lui ): crea il suo doppio. L'io narrante riporta le vicende, dicendo di aver ascoltato, e letto, le parole del protagonista, Armando. Il lettore sa che il narratore altri non è che il doppio di Dumas, reale protagonista della vicenda, ma questo artificio permette non solo di dare credibilità alla narrazione ma anche di tentare di descrivere con coerenza e logica le passioni e gli amori dei protagonisti.
La vicenda, però, coinvolge. L'intensa e appassionata storia che si consuma ha il pregio di esaltare il personaggio di Margherita, eroina moderna, esempio di vero amore, disposta a sacrificarsi e a cambiare, radicalmente, per il suo Armando.
I toni sono quelli del romanticismo, il ritmo pure, non stupiamoci di leggere un romanzo con stile e velocità diversa rispetto a quello che ci capita di leggere ora. Siamo nelll'Ottocento.
Resta, però, prodigiosa la sua capacità di emozionare e scavare nell'animo umano, capacità che rende questo romanzo comprensibile anche a noi, duecento anni dopo. 

"Non voglio trarre da questo racconto la conclusione che tutte le donne del genere di Margherita siano capaci del suo tanto sacrificio: me ne guarderei bene. Ma venni a sapere che una di esse aveva provato nella sua vita un amore serio, ne aveva sofferto, ne era morto: e ho raccontato al lettore quello che sapevo. Era mio dovere."

Voto: 8 stelline

mercoledì 19 novembre 2014

#weekly quotes



C'era come la sensazione che mentre gli uomini vanno e vengono, nascono e muoiono, i libri invece godono di eternità. Quand'ero piccolo, da grande volevo diventare un libro. Non uno scrittore, un libro: perché le persone le si può uccidere come formiche. Anche uno scrittore, non è difficile ucciderlo. Mentre un libro, quand'anche lo si distrugga con metodo, è probabile che un esemplare comunque si salvi e preservi la sua vita di scaffale, una vita eterna, muta, su un ripiano dimenticato in qualche sperduta biblioteca a Reykjavik, Valladolid, Vancouver.

Amos Oz


sabato 8 novembre 2014

Pisa Book Festival

Buonasera cari amanti dei libri,

oggi vi consiglio di programmare una bella gita a Pisa per la XII fiera del libro indipendente.
Ultimo giorno, domani, per poter curiosare tra i 150 stand presenti al Palazzo dei Congressi di Pisa.
Quest'anno il paese ospite è la Scandinavia, luogo da cui provengono tanti e interessanti scrittori, molti dei quali tradotti e pubblicati in Italia dalla casa editrice Iperborea.
Svezia, Danimarca, Norvegia i paesi rappresentati tramite autori come lo svedese Björn Larsson, e i danesi Morten Søndergaard e Morten Brask, che insieme a Bruno Berni, importante traduttore di autori scandinavi, saranno protagonisti di numerosi incontri.
Oltre a loro, svariate saranno domani le occasioni di ascoltare le presentazione di libri da parte degli editori presenti, da Historica Edizioni a Edizioni Ensemble, da Fefè Editore a Giovane Holden Editore, che dalle 10 alle 18 alterneranno momenti di condivisione e di confronto con il pubblico dei lettori.
Durante i tre giorni del festival La Repubblica Caffè ospita incontri e dibattiti curati dalla redazione toscana del quotidiano La Repubblica. Gli autori sono scelti e intervistati sul palco del festival da Laura Montanari, Fabio Galati e Gianluca Monastra.
Domani sarà poi il Translation Day, importante momento dedicato al delicato - e fondamentale - compito del traduttore, importantissimo tramite tra culture e lingue diverse. A partire dalle 10 si alterneranno incontri focalizzati sulla traduzione di scrittori come Alice Munro e Cortàzar, e riflessioni sul tradurre e comporre poesia e sulla situazione dell'editoria in tempo di crisi.
Workshop, incontri con autori, momenti di formazione sono gli ingredienti di questa manifestazione che, negli anni, è sempre riuscita a esporre in modo visibile e godibile il lavoro delle case editrici indipendenti, il cui variegato catalogo non manca di sorprendere e di offrire grandi spunti per nuove letture.
Buone visite!


Qualche info pratica:
Dal 7 al 9 novembre 2014
Orario di apertura: 10-20
Palazzo dei Congressi di Pisa, ingresso lato Lungarno Buozzi

Prezzi dei biglietti 2014
Giornaliero: 4€; ridotto 3€
Due giornate: 5€; ridotto 4€
Venerdì 7 novembre ingresso gratuito

Il biglietto di ingresso vale un 1.50€ di sconto per la mostra Amedeo Modigliani et ses amis ed è valido fino al 15 febbraio 2015.

venerdì 31 ottobre 2014

Non avevo capito niente

Buonasera cari book lovers,

come procedono le vostre letture? Il clima autunnale aiuta?
Oggi vi propongo un libro di uno scrittore italiano che pubblica da parecchio tempo per Einaudi e che vanta un certo numero di premi letterari: Non avevo capito niente, di Diego De Silva


Scheda tecnica: pubblicato nel 2007 da Einaudi al prezzo di 16 euro, Non avevo capito niente è opera dello scrittore napoletano Diego De Silva (1964), autore, tra gli altri, del romanzo Certi bambini, tradotto in sette lingue e rappresentato anche al cinema. Scrittore e giornalista, De Silva ambienta il nostro romanzo nella sua terra, Napoli, scenario perfetto per le vicende che vedono protagonista l'avvocato Malinconico e un camorrista imbranato.

Ambientato nella Napoli dei nostri giorni, il romanzo è narrato in prima persona dal quarantenne avvocato Malinconico, divorziato da pochi anni, infelice e insoddisfatto, con una carriera lavorativa deludente. Triste e deluso da quello che la vita gli ha riservato, costretto a ricevere i clienti in un misero studio arredato con i mobili Ikea, innamorato della ex moglie, con cui mantiene un rapporto altalenante e instabile, passivo e incapace di prendere la benché minima decisione, si imbatte, un giorno qualunque, in una causa giudiziaria che, in un certo senso, gli cambierà la vita.
Si trova a difendere Mimmo O' Borsone, indagato per traffici illeciti con la camorra, con l'accusa di tagliare e disperdere i cadaveri dei morti ammazzati in modo da renderne più difficile il riconoscimento.
A un ritmo serrato, in cui si alternano diversi personaggi, dalla moglie che sfrutta Malinconico a suo piacere, al rapporto complicato ma strettissimo con i figli, da Tricarico, divertentissima guardia del corpo che pedina e difende in ogni situazione il nostro avvocato, alla bellissima Alessandra Persiano, che inaspettatamente si innamora di Malinconico, assistiamo a uno scoppiettante, e molto divertente, alternarsi di stati d'animo, disastri, complicazioni e situazioni paradossali.
Con uno stile ironico e brillante, con una grande capacità nel riprodurre - ed enfatizzare - le piccolezze dell'avvocato, De Silva tratteggia uno spaccato della sua Napoli, punteggiata di persone assolutamente normali e allo stesso tempo surreali.
Un romanzo leggero e divertente, una lettura che non annoia e regala qualche sorriso.

"Non è vero che  quando sei innamorato il mondo ti sembra più bello. E' solo che lo tratti dall'alto in basso. Guardi la gente che passa e pensi: Poveracci, vedi come vanno avanti e indietro nelle loro scialbe vite. Vedi come s'affannano, lavorano, s'imbottigliano nel traffico, si mettono in coda alla cassa?
In altre parole, quando t'innamori diventi un qualunquista di merda."

Voto: 3 stelline

PS. Se avete voglia di parlarne dal vivo, discuteremo di questo libro alla biblioteca di Desio il 13 novembre al Gruppo di Lettura!

domenica 26 ottobre 2014

#weekly quotes


Certe sere vorrei salire
sui campanili della pianura,
veder le grandi nuvole rosa
lente sull'orizzonte
come montagne intessute
di raggi.

Vorrei capire dal cenno dei pioppi
dove passa il fiume
e quale aria trascina;
saper dire dove nascerà il sole
domani
e quale via percorrerà, segnata
sul riso già imbiondito,
sui grani.

Vorrei toccare con le mia dita
l'orlo delle campane, quando cade il giorno
e si leva la brezza:
sentir passare nel bronzo il battito
di grandi voli lontani.

Antonia Pozzi
Pianure


venerdì 17 ottobre 2014

L'atelier dei miracoli

Buonasera cari amici del Club,

come procede la stagione autunnale? Vi siete abituati a giacca e ombrello? Io ancora no, ahimé.
Stasera parliamo di una lettura che esemplifica molto bene, a mio parere, il detto "tanto fumo, poco arrosto": L'atelier dei miracoli, di Valérie Tong Cuong.


Scheda tecnica: pubblicato da Salani nel 2014, al prezzo di 12.90 euro, è l'ultimo romanzo della scrittrice francese Valérie Tong Cuong. Dopo aver studiato letteratura e scienze politiche ed aver passato otto anni a lavorare nel settore della comunicazione, Valérie ha scelto di dedicarsi completamente alla scrittura. Questo romanzo le è valso il premio Nice -Baie des Anges e il Prix de l'Optimisme.

Il romanzo, di 218 pagine, raccoglie le storie di tre personaggi apparentemente slegati l'uno dall'altro ma che scoprono di avere qualcosa in comune: l'infelicità. 
Millie, una giovane ragazza che serba nel suo cuore enormi disagi e sensi di colpa, frustrata e insicura, il signor Mike, ex militare la cui vita lo ha condotto a vivere come un barbone, Mariette, insegnante di mezza età con un marito arrogante ed egoista.
Questi i tre personaggi le cui storie sono sviluppate nel libro: si incontrano grazie al ruolo di un'associazione anomala, l'Atelier dei miracoli, che accoglie e ricompone i pezzi delle persone che sono stanche di lottare per la propria felicità.
Grazie alle cure sollecite di Jean Hart, direttore dell'Atelier, i tre protagonisti ritrovano la forza di lottare per la loro soddisfazione e felicità quotidiana e scoprono la potenza dei legami tra persone disposte a donare se stesse con generosità.
La copertina di questo libro è bellissima e cattura l'attenzione in mezzo ai tanti libri della libreria, purtroppo però, la confezione è molto più bella del contenuto che è pieno zeppo di banalità, luoghi comuni, perbenismi, facilonerie.
Con un stile piano ed equilibrato, sanza infamia e sanza lode, l'autrice sviluppa le storie dei tre "falliti" per cercare di mostrare, attraverso l'ovvio happy end, i modi attraverso cui l'essere umano possa trovare senso alla sua vita.
Poco spessore, poco da dire, poco stile, poca profondità.
Lettura da treno, senza troppe pretese.

"Le insegneremo a considerarsi per quello che è realmente e non attraverso gli occhi degli altri o i filtri che la sua storia le ha imposto. Sono proprio i filtri a ucciderci. Bisogna individuarli e annientarli. Noi le insegneremo ad amare la vita in ogni istante. Non ci saranno più pezzi mancanti o instabili, tristezza o pessimismo, e poi, sa?, andrà così bene che un giorno toccherà a lei aiutare gli altri a vivere."

Voto: 2 stelline

lunedì 13 ottobre 2014

Patrick Modiano #approfondimenti

Buonasera cari book lovers,

non so voi, ma confesso la mia ignoranza riguardo al Premio Nobel per la Letteratura del 2014: Patrick Modiano.
Proviamo quindi a conoscere e a trarre qualche spunto di riflessione riguardo a questo scrittore.
Nato a Boulogne-Billancourt, nei pressi di Parigi, nel 1945 da un ebreo di origine italiana e un'attrice belga, conosce nel corso degli studi e della formazione liceale Raymond Queneau. Tramite questi conosce il celebre editore francese Gallimard presso cui pubblica il primo romanzo La Place de l'Etoile, che viene ben accolto dalla critica.
I suoi libri sono ambientati soprattutto nella Parigi della seconda guerra mondiale e ruotano attorno alla figura dell'ebreo, dello straniero, dell'esule. Il personaggio del padre è spesso ricordato dalle parole di Modiano, che fissa la sua attenzione sulle azioni del padre, vittima del Nazismo ma disposto a tutto, anche a sfruttare potenti amicizie collaborazioniste, pur di salvarsi.
Nel 1978 vince il premio Goncourt con il romanz Rue des Boutiques Obscures, che richiama la famosa via Delle Botteghe Oscure, dove l'autore risiedette.
Lavora come documentarista per Carlo Ponti e paroliere per Françoise Hardy. Scrive in tutto trenta romanzi, tra cui, pubblicati in Italia, Dora Bruder (Guanda), Sconosciute, Bijou, Un pedigree, l'Orizzonte e Nel caffè della gioventù perduta (Einaudi).
L'Accademia Reale di Svezia lo ha preferito a oltre 200 candidati attribuendo la decisione alla sua prosa della memoria, in grado di evocare "i destini umani più inafferabili" e svelare "il mondo dell'occupazione."
Definito dalla critica il Proust dei nostri tempi, è osannato da più parti per il suo stile preciso, nitido e musicale in grado di rievocare le atmosfere di una Parigi passata e renderle vibranti nel presente.
Personalmente, non penso che avrei mai avuto la curiosità di scoprire questo scrittore se non avesse vinto il Nobel: ora la questione da risolvere è se credere nelle capacità critiche dei giudici dell'Accademia oppure no. Magari, in futuro qui sul Club, potremo parlare e commentare uno dei libri del nuovo Premio Nobel... A presto!



"Siamo davvero sicuri che le parole scambiate tra due persone durante il loro primo incontro si siano disperse nel nulla, come se non fossero mai state pronunciate? E quel mormorio di voci, quelle conversazioni al telefono da un centinaio di anni a questa parte? Le migliaia di parole sussurrate nell’orecchio? Tutti quei brandelli di frasi così poco importanti da essere condannati all’oblio?"

L'Orizzonte (Einaudi)

mercoledì 8 ottobre 2014

#weekly quotes


Vedi, ci sono momenti in cui la perfezione stessa appare in una mano o in un volto, in qualche sfumatura sui fianchi di una collina o sul mare, momenti in cui ti si paralizza il cuore di fronte al miracolo della bellezza… Quella creatura mi pareva in quel momento un superbo uccello acquatico, ora un airone, ora un cigno. Ho detto che i suoi capelli erano biondi, ma no, come muoveva leggermente la testa prendevano talora dei riflessi azzurrini, talora sembravano percorsi da un fuoco leggero. Le scorgevo di profilo il seno, morbido e delicato come il petto di una colomba. Ero diventato puro sguardo. Vedevo qualcosa di antico, perché sapevo non di vedere una cosa bella ma la bellezza stessa, come sacro pensiero di Dio. Scoprivo che la perfezione, a scorgerla per una volta, e una volta sola, era qualcosa di lieve e leggiadro. Guardavo quella figura da lontano, ma sentivo che su quell’immagine non avevo presa, come accade quando sei avanti negli anni, e ti sembra di scorgere segni chiari sopra una pergamena, ma sai che appena ti avvicinerai essi si confonderanno, e che non potrai mai leggere il segreto che quel foglio ti prometteva – o come nei sogni, che ti appare qualche cosa che vorresti, allunghi la mano, muovi le dita nel vuoto, e non afferri nulla.

Umberto Eco
Baudolino


domenica 5 ottobre 2014

I fantasmi del cappellaio

Buonasera cari amici del blog,

periodo intenso e pieno zeppo di attività e festival. In questi giorni c'è stato il festival di Internazionale a Ferrara, oggi è stata inaugurata la "Domenica della carta" in molti archivi e biblioteche, che hanno aperto al pubblico.
Questo autunno sembra essere ricco di iniziative e buoni proposito letterari.
Quali libri state leggendo?
Io ho da non molto concluso la lettura di un libro molto interessante, che ho avuto la fortuna di conoscere grazie al forum Il club del libro (che vi consiglio di frequentare): I fantasmi del cappellaio di Georges Simenon.


Scheda tecnica: pubblicato da Adelphi in Italia nel 1997, racchiude in circa 180 pagine il romanzo del maestro del giallo, Georges Simenon, famoso per la serie di storie dedicate alle inchieste del commissario Maigret. L'edizione Adelphi contiene, oltre al vero e proprio romanzo, un'appendice che contiene due bravi racconti riguardanti il nucleo delle vicende che coinvolgono il cappellaio e che costituiscono i primi lavori di Simenon alla storia, che egli decide di rielaborare e sviluppare attraverso punti di vista e schemi diversi.

Confesso che era il primo libro di Simenon che leggevo e devo dire che sono stata piacevolmente colpita, non essendo grande amante del genere giallo. 
Non si tratta, infatti, di un classico romanzo giallo, in cui un investigatore cerca di scoprire dove si celi l'assassino e perché abbia compiuto il delitto. Siamo informati sin dalle prime pagine che l'assassino è il cappellaio e Simenon lascia che sia il suo punto di vista e, soprattutto, i suoi pensieri a guidarci attraverso la narrazione. Il signor Labbé, il cappellaio strangolatore di donne di mezza età, pare agire con una lucidità e una freddezza glaciale, spinto da un motivo ben preciso che però non ci viene detto, se non nelle ultime pagine del romanzo.
Il punto di forza di questo libro sta proprio qui: utilizzare il punto di vista dell'assassino e far capire fin dall'inizio chi sia l'autore dei delitti, eliminando l'aspetto più spesso banale dei gialli, ossia le indagini classiche da parte degli investigatori. Qui si tratta invece di sondare e scavare nella psiche di un uomo che non ritiene in alcun modo di avere un problema ma che pensa di agire per il meglio e seguendo un piano preciso e, soprattutto, con un termine prestabilito. 
Il signor Labbé inizialmente suscita pena e pietà per la sua solitudine e il suo completo isolamento ma, dopo il mancato omicidio della settima donna, qualcosa in lui crolla. La sua lucidità e la razionalità con cui maschera la sua foga criminale vengono meno. Inizia a essere consapevole di non poter smettere, di non avere davvero il controllo assoluto sulle sue azioni e di non riuscire, proprio come scrivono i giornali che lui tanto osteggia, a smettere. Crolla la maschera, e crolla lui. Inesorabilmente.
Interessante il legame che il cappellaio instaura con il sarto, che vive al lato opposto della strada, il povero Kachoudas. Questi scopre il segreto del cappellaio, lo segue, lo osserva e lo spia ma non riesce mai a trovare il coraggio per denunciare i delitti; Labbé osserva quasi divertito i dilemmi esistenziali del suo vicino di casa, affezionandosi e godendo di essere il fulcro delle sue attenzioni. Leggendo anche i racconti "Il piccolo sarto e il cappellaio" e il brevissimo "Benedetti gli umili", che Simenon ha scritto prima del romanzo, si nota come nei primi due racconti è il sarto il protagonista e il narratore della vicenda mentre il cappellaio è oggetto delle indagini ma non soggetto. La scelta di lasciare sempre più da parte la figura del sarto per addentrarci sempre più all'interno della psiche distorta del signor Labbé è fortemente voluta e penso sia il motivo di maggior pregio di questo libro.
Bellissime le ambientazione e il ritmo della narrazione, una bella prova di stile e di esercizio per Simenon.

"Era il 3 dicembre, e continuava a piovere. Il numero 3 spiccava, enorme, nerissimo, panciuto, sul bianco smagliante del calendario appeso, a destra della cassa, al tramezzo di legno scuro che divideva il negozio dalla vetrina. Erano passati esattamente venti giorni, dato che la cosa era accaduta il 13 novembre (un altro 3 ugualmente panciuto sul calendario), dal primo delitto, da quando, cioè, un'anziana donna era stata assassinata vicino alla chiesa di Saint-Sauveur, a pochi passi dal canale."

Voto: 3 stelline

mercoledì 24 settembre 2014

#weekly quotes


Con la lettura ci si abitua a guardare il mondo con cento occhi, 
anziché con due soli,
 e a sentire nella propria testa cento pensieri diversi, anziché uno solo. 
Si diventa consapevoli di se stessi e degli altri. 
Gli uomini senza la lettura non conoscono che una piccolissima parte delle cose che potrebbero conoscere. 
La lettura può dare cento, mille vite diverse ed una sapienza ed un dominio sulle cose del mondo che appartengono solo agli dei.


Sebastiano Vassalli



sabato 20 settembre 2014

Il mondo di Sofia

Buongiorno cari book lovers e buon w-e,

come procedono le vostre letture?
Io, tra un libro e l'altro, vorrei parlarvi di un testo che penso dovrebbe essere inserito tra i libri "obbligatori" alle scuole superiori: Il mondo di Sofia di Jostein Gaarder.


Scheda tecnica: pubblicato da Longanesi nel lontano 1994 e oggetto di numerosissime ristampe, ha ottenuto un successo pazzesco, ben al di fuori della nazione dell'autore. Jostein Gaarder, di cui abbiamo già avuto modo di parlare riguardo al suo L'enigma del solitario, norvegese, insegnante di filosofia, è diventato famoso grazie al libro di cui parleremo oggi.

542 pagine (io ho una vecchissima edizione, trovata in biblioteca) per raccontare la storia della filosofia attraverso l'espediente letterario del romanzo, in cui una ragazzina, Sofia, viene istruita da un misterioso insegnante, Alberto Knox, che decide di istruire la quattordicenne e trasmetterle le riflessioni e le scoperte più importanti a cui la mente dell'uomo è giunta attraverso il passare dei secoli.
A partire dal mondo greco, da Socrate, Platone, Aristotele, passando attraverso la filosofia medievale di Tommaso d'Aquino, giungendo ai romantici, a Hegel, Marx, Freud e Sartre. 
Una cavalcata attraverso tutta la storia del pensiero umano, un regalo che un insegnante decide di offrire a una bambina che sta ormai diventando donna e deve imparare a pensare.
La cornice letteraria rimane marginale, non particolarmente solida, un chiaro espediente per contenere in una formula leggera e agile l'insegnamento che lo scrittore si propone di trasmettere. Questo libro può essere considerato a tutti gli effetti un vero e proprio manuale di filosofia, e deve essere giudicato come tale; a differenza dell'Enigma del solitario, dove la trama regge, scorre con coerenza e con grande abilità, qui il contesto non risulta particolarmente credibile perché non è questo, in fondo, che conta ma l'intento di proporre, primo esempio in letteratura, un manuale facile, fruibile, scritto in modo comprensibile e scorrevole, della storia del pensiero umano.
Un libro che non gode tanto di valore letterario ma che è l'opera di uno scrittore dotato di una penna fortunatissima e della rara capacità di comunicare concetti complessi in termini chiari e appassionanti.
Un ottimo strumento che gli insegnanti di filosofia, e non solo, dovrebbero imparare a sfruttare per dare nuova linfa alla loro materia, non sempre facilmente fruibile o non sempre apprezzata come meriterebbe.
Ottimo lo stile di Gaarder, chiaro e allo stesso tempo mai banale, dotato di limpidezza espositiva e di momenti di piacevole lirismo.

"Non so se sono d'accordo. Non è proprio ponendoci queste domande che sentiamo di vivere? Inoltre è sempre avvenuto che, quando l'uomo si è sforzato di trovare una risposta alle grandi domande, ha trovato risposte chiare e definitive a domande minori. Scienza, ricerca e tecnica sono nate, per così dire, dal senso delle riflessioni filosofiche. In fondo non è stato lo stupore dell'uomo verso l'esistenza che alla fine lo ha portato sulla luna?"

Voto: 3 stelline

mercoledì 17 settembre 2014

La nostalgia felice

Bentrovati cari book lovers,

oggi vi propongo la recensione di un romanzo di una scrittrice molto amata, pubblicata da una casa editrice molto in interessante, che però non mi ha convinta: La nostalgia felice di Amélie Nothomb.


Scheda tecnica: pubblicato da Voland nel 2014 al prezzo di 14 euro, è l'ultima opera della scrittrice Amélie Nothomb, nata in Giappone, luogo dove trascorre l'infanzia a fianco del padre diplomatico. A 21 torna in Giappone dove lavora per un anno in un'impresa: l'esperienza disastrosa le fornirà ispirazione per un romanzo che le regala un grande successo. Da allora scrive quasi un libro all'anno ottenendo premi e successi di pubblico. Vive tra Parigi e Bruxelles. 

Questo breve romanzo (118 pagine) vuole essere una sorta di resoconto del ritorno della scrittrice nel suo amato Giappone dopo anni e anni di assenza. Il viaggio è documentato da una troupe televisiva, che segue attentamente la Nothomb durante il suo viaggio nei ricordi di un tempo passato, punteggiato da felici momenti scolastici, un intenso amore giovanile e una tata adorata.
La scrittrice parla in prima persona, spiegando e descrivendo i suoi contrastanti stati d'animo nel relazionarsi con questo ritorno "a casa" e con il suo rapporto complesso e radicato con il Giappone.
Le pagine sono quindi scandite dal flusso di pensieri della Nothomb e dai suoi incontri.
Onestamente mi aspettavo altro da questa lettura. Probabilmente è stato un errore approcciarsi per la prima volta questa scrittrice attraverso questo libro: l'intento quasi autocelebrativo, il focus su se stessa, e lo scarso interesse nelle descrizioni del Giappone, lasciano ben poco al lettore.
Un libro che non veicola alcun messaggio, abbastanza inutile, a mio parere, la lettura di queste pagine e sconsigliata.
Probabilmente sarebbe meglio provare la lettura di altre opere e dare la possibilità alla Nothomb, molto amata dal pubblico, di far sentire la propria voce attraverso altre pagine.
Voi che ne pensate??

Voto: 1 stellina

domenica 14 settembre 2014

Premio Campiello - stravince il più giovane: Giorgio Fontana

Buona domenica cari book lovers,

ieri sera la grande finale del Premio Campiello che ha visto vincere il più giovane tra i cinque finalisti: Giorgio Fontana con il suo Morte di un uomo felice edito da Sellerio.
Fontana, 33 anni, supera con 107 voti su 291 della Giuria dei Trecento Lettori Anonimi i suoi rivali: Michele Mari si piazza secondo con il suo romanzo d'avventura, picaresco, di stampo classico Roderick Duddle (Einaudi), seguito da Mauro Corona e il suo La voce degli uomini freddi (Mondadori),  Giorgio Falco con La gemella H (Einaudi) e ultima Fausta Garavini con Le vite di Monsù Desiderio (Bompiani).

Originario di Saronno, Fontana, che di giorno lavora in una agenzia di software e di sera scrive, aveva spiegato parlando del suo libro: "Quello che più mi stava a cuore è il rapporto tra padre e figlio a cui sono legati temi come la riflessione sulla giustizia e il rapporto fra generazioni. Ho fatto un lavoro di ricerca molto grosso e ho usufruito del distacco che mi può dare non aver vissuto quegli anni. E Milano, è qualcosa di più di uno sfondo nel libro, è una mia ossessione narrativa. La amo e la odio".

Il romanzo, che narra le vicende del magistrato Giacomo Colnaghi e della sua lotta la terrorismo nella Milano degli anni '80 con lo sfondo della storia di suo padre partigiano, è stato accolto molto positivamente e sottolinea la linea di questo premio, che punta a diventare promotore di giovani talenti e modello per le generazioni attuali.

Ringraziando il Presidente di Confindustria Veneto, Zuccato, che gli ha consegnato il premio, Fontana ha dichiarato: "Grazie di cuore alla giuria dei Letterati, dei lettori. Al mio editore Sellerio. Lo prendo come una pacca sulla spalla per lavorare meglio. Come diceva Stephen King quando si scrivere bisogna chiudere la porta e lasciare tutto dietro di se però poi quando si apre la porta e non trovi nessuno ci rimani male".


Ora, non ci resta che leggere il libro.
Io sono curiosissima. Voi??
Buona domenica di letture!

sabato 13 settembre 2014

#weekly quotes


La mia bambina ha una bambola,
e la sua bambola ha tutto:
il letto, la carrozzina,
i mobili di cucina,
e chicchere, e posate, e scodelle,
e un armadio con i vestiti
sulle stampelle, in folla,
e un ‘automobile a molla
con la quale
passeggia per il corridoio
quando le scarpe le fanno male.
La mia bambina ha una bambola,
e la sua bambola ha tutto,
perfino altre bamboline
più piccoline,
anche loro con le loro scodelline,
chiccherine, posatine eccetera.
E questa è una storiella divertente
ma solo un poco, perché
ci sono bambole che hanno tutto
e bambini che non hanno niente.

Gianni Rodari
Bambini e bambole


lunedì 8 settembre 2014

L'enigma del solitario

Buonasera miei cari book lovers,

che ne pensate di questo rientro settembrino? Traumatico? Beh, allora abbiamo bisogno della book-therapy: leggiamo!
La recensione di oggi riguarda il romanzo di un autore che ho avuto la fortuna, e il piacere, di incontrare a Mantova al Festivaletteratura. Mi riferisco a L'enigma del solitario di Jostein Gaarder.


Scheda tecnica: pubblicato in Italia per la prima volta nel 1996 da Longanesi (ora è stampato da Tea) è opera dello scrittore norvegese Jostein Gaarder, famoso per il libro Il mondo di Sofia. 351 pagine al prezzo di 8.50 euro, che racchiudono un romanzo di formazione intriso di filosofia, fantasia, mondo immaginario, nani, jolly, viaggi e amore.

A bordo di una Fiat rossa si sviluppa l'avventura di Hans Thomas, dodicenne norvegese, che parte da casa insieme al padre e percorre tutta l'Europa in macchina per raggiungere Atene e ritrovare la madre, allontanatasi per "ritrovare se stessa".
Il percorso dei due viene intervallato da soste e incontri: un nano e un panettiere svizzero lasciano tra le mani di Hans Thomas il libro più piccolo che il ragazzo abbia mai visto, in cui viene narrata la storia di un luogo magico, dove l'immaginazione di un uomo è in grado dare vita a un universo di nani, ognuno corrispondente a una carta da gioco.
Mentre il padre istruisce il figlio su grandi e importanti riflessioni filosofiche, mentre i due visitano l'Europa in attesa di ritrovare l'amata madre e moglie, Hans Thomas legge, di nascosto, il libricino segreto. Dovrà risolvere un mistero, l'enigma del solitario, un enigma che coinvolge tutta la sua famiglia per poter comprendere a fondo il significato delle pagine che conserva tra le mani.
Gaarder confeziona un libro piacevolissimo; dotato di una scrittura fluida e scorrevole, si destreggia con abilità nel descrivere i due piani attraverso cui si dipana la vicenda, il viaggio reale e il viaggio immaginario attraverso le parole del libricino. Notevole la sua capacità di rendere comprensibili e interessanti concetti e tematiche complesse e filosofiche. Attraverso le parole del padre di Hans, Gaarder, che per tanti anni è stato professore di filosofia, ci regala piccole lezioni utilissime e appassionanti.
Una lettura che dovrebbe essere consigliata ai ragazzi delle superiori perché possano avvicinarsi alla cultura e all'arte del pensare, ricordando sempre un insegnamento fondamentale: stupirsi del mondo.

"Il tempo ci rende adulti. E il tempo fa sì che antichi templi crollino e che isole ancora più antiche sprofondino nel mare. C'era davvero un libro nel più grosso dei quattro panini che il panettiere di Dorf mi aveva messo nel sacchetto? Non c'è domanda che rivolga a me stesso con maggiore frequenza. Analogamente a Socrate, potrei dire: "Una cosa sola so: ed è di non sapere nulla". Ma qualcosa, dentro di me, sa che c'è ancora un Jolly in giro per il mondo. Sarà lui a far sì che il mondo non si addormenti. In qualsiasi momento, in qualsiasi luogo, potrebbe spuntare un minuscolo giullare coperto di campanelli. E allora, guardandoci dritto negli occhi ci ripeterà le domande: "Chi siamo noi? Da dove veniamo?"

da PensieriParole <http://www.pensieriparole.it/aforismi/vita/frase-69434?f=w:409>
Voto: 4 stelline

domenica 31 agosto 2014

#weekly quotes


"E quando tutti se ne andavano e restavamo in due
tra bicchieri vuoti e portacenere sporchi,
com’era bello sapere che eri lì
come una corrente che ristagna,
sola con me sull’orlo della notte
e che duravi, eri più che il tempo,
eri quella che non se ne andava
perché uno stesso cuscino
e uno stesso tepore
ci avrebbero chiamati di nuovo
a svegliare il nuovo giorno,
insieme, ridendo, spettinati."

Julio Cortàzar
Dopo le feste

venerdì 22 agosto 2014

Se la vita che salvi è la tua

Ben ritrovati cari booklovers,

le vacanze estive, almeno per me, si sono ormai concluse, ahimè.
Riprendiamo le nostre lettura con una proposta molto interessante che mi è arrivata grazie a un forum davvero carino che ho iniziato a frequentare: Se la vita che salvi è la tua di Fabio Geda.


Scheda tecnica: pubblicato nel 2014 da Einaudi al costo di 17,50 euro, è l'ultimo romanzo di Fabio Geda. Nato nel 1972 a Torino, tradotto in più di trenta paesi, ha vinto numerosi premi tra cui il Premio Grinzane e il suo Nel mare ci sono i coccodrilli è stato nominato Libro dell'anno di Fahrenheit. Questo romanzo, ambientati ai giorni nostri, racconta le vicende di Andrea, insegnante precario di storia dell'arte, e della sua ricerca della felicità.

Attraverso le 230 pagine del romanzo, Geda ci accompagna attraverso la storia di Andrea, trentasette anni, insegnante di arte senza una cattedra fissa, costretto a barcamenarsi tra una supplenza e un'altra, nonostante la laurea in architettura. Ha una moglie, con cui vive una profonda crisi coniugale dopo l'aborto spontaneo che fa sprofondare Agnese, la sua compagna, in una grande depressione. 
Decide di fare un viaggio a New York per trascorrere una settimana nel luogo che conserva tanti ricordi del suo passato e per ammirare una mostra al Metropolitan Museum, dedicata alla pittura del secolo d'oro olandese. Nonostante l'ostilità della moglie parte e rimane estasiato davanti al quadro di Rembrandt "Il ritorno del figliol prodigo" al punto da posticipare la sua partenza, ancora e ancora, pur di poter continuare a contemplare l'opera. Inizia un percorso di allontanamento e deviazione, che spingerà il protagonista a toccare le miserie e bassezze dell'animo umano e sprofondandolo in una desolazione da cui, però, troverà la forza di alzarsi, ripulito e fortificato, come in una sorta di cammino di espiazione e purificazione attraverso il dolore e le sofferenze.
Geda è davvero un grande scrittore, dotato di una notevole capacità descrittiva. Scava, analizza, mostra i personaggi non come figure positive o come eroi da emulare ma semplicemente come persone. Il 
personaggio di Andrea irrita parecchio. Sembra non essere in grado di scegliere, galleggia in attesa che qualcosa o qualcuno lo salvi ma non fa nulla per conquistarsi la felicità, anzi procura dolore alle persone vicine. Non lotta, almeno fino a un certo punto. Paradossalmente è proprio questo l'elemento che ho apprezzato di più nel romanzo: la presenza di questo anti-eroe che è uno dei tanti, una persona comune, che però a un certo punto, decide. E diventa uomo.

 "Non sto nemmeno a raccontarti quanto fosse legato a suo padre, dice Ary. Non sapeva ancora camminare che già tentava di nascondergli la bottiglia. E ha sempre avuto questa sorprendente, stupefacente capacità di non deprimersi di fronte all'inevitabile fallimento delle sue missioni di soccorso. Mai. Quasi fosse conscio del fatto che le persone, ecco... che alla fine le persone si salvano se vogliono essere salvate. E nulla più. Che ha senso provarci, ma non farne una malattia."

Voto: 4 stelline

martedì 12 agosto 2014

Ovunque tu vada

Buongiorno cari book lovers vacanzieri,

è arrivato il momento anche per me, finalmente, di partire per le vacanze quindi vi lascio con un ultimo consiglio di lettura estiva: Ovunque tu vada di Katia Tenti.


Scheda tecnica: pubblicato da Marsilio Editori nel 2014 al prezzo di 18 euro, è il primo romanzo di Katia Tenti, che vive e lavora a Bolzano. La Tenti si cimenta con un romanzo giallo-giuridico ambientato nella sua Bolzano, dove tre eventi criminali sono collegati tra loro da un filo rosso che li accomuna: il pubblico ministero Jacob Dekas che indaga sui casi.

Ovunque tu vada può essere considerato un'ottima lettura estiva. La trama del romanzo è ben orchestrata e sapientemente distribuita. Nell'apparentemente tranquilla città dell'Alto Adige, circondata da meravigliose montagne, tre fatti di cronaca gialla impegnano il pubblico ministero, protagonista del libro e uomo affascinante, dal passato tormentato e misterioso.
L'omicidio di un anziano signore, la persecuzione di una povera donna da parte di un ex fidanzato socialmente pericoloso, le violenze sessuali inflitte da un prete a una bambina, sono i tre grossi e importanti eventi che sono analizzati e indagati nel corso del romanzo.
Seguiamo passo passo le indagini dei carabinieri e della procura, gli ostacoli politici, i problemi interni alla procura, la difficoltà nel rendere credibili le accuse e nel trovare i colpevoli.
Sullo sfondo del racconto la città di Bolzano, che accoglie e allo stesso tempo serba il segreto dei suoi efferati delitti.
Romanzo molto fruibile, lettura piacevole di un romanzo che si pone a metà strada tra un tradizionale giallo e un romanzo giuridico. Il protagonista, Dekas, è un uomo bello, capace, stimato che però appare incapace di avere relazioni durature e stabili con le sue partner femminili e nel corso della narrazione capiremo il motivo dei suoi comportamenti.
Buona la prima prova della scrittrice che sembra trovarsi a suo agio nell'affrontare l'argomento, nell'utilizzare una terminologia specifica e nel gestire un libro di 442 pagine. Buono lo stile e la capacità di creare suspance e aspettative nel lettore, che segue con il fiato sospeso tutte le indagini.
Unica piccola pecca la forse eccessiva frammentazione del romanzo in tanti capitoli molto brevi che saltano da un caso all'altro creando un iniziale smarrimento nel lettore, che deve tornare alle pagine precedenti per recuperare le fila dei racconti che vivono su tre binari paralleli.

"Per la prima volta ebbe la sensazione che l'etica della giustizia non rappresentasse più il rifugio alla sua ansia. Milena era morta. Era certo di aver messo in campo tutto il possibile ma, amaramente, ammise che il ritardo della giustizia in quel caso corrispondeva alla sua negazione. Provò a mettere a fuoco il confine tra giusto e sbagliato, per abitudine, perché così era cresciuto, con i comandamenti cristiani, che avrebbe potuto dettare chiunque a parte Dio. Trovò quel confine troppo sottile, invisibile come il filo di seta di un ragno che tesse una tela fragile: basta un dito a spezzarla."

Voto: 3 stelline

venerdì 8 agosto 2014

#weekly quotes


"È una follia odiare tutte le rose perché una spina ti ha punto, abbandonare tutti i sogni perché uno di loro non si è realizzato, rinunciare a tutti i tentativi perché uno è fallito. 
È una follia condannare tutte le amicizie perché una ti ha tradito, non credere in nessun amore solo perché uno di loro è stato infedele, buttare via tutte le possibilità di essere felici solo perché qualcosa non è andato per il verso giusto. 
Ci sarà sempre un'altra opportunità, un'altra amicizia, un altro amore, una nuova forza. Per ogni fine c'è un nuovo inizio."

Antoine de Saint-Exupéry
Il piccolo principe


sabato 2 agosto 2014

Una cosa divertente che non farò mai più

Buongiorno book lovers,

è iniziato il mese delle ferie e molti di voi - fortunati - saranno sicuramente in viaggio verso le tanto attese vacanze! Quale momento migliore per dedicarsi alla lettura?
Avete qualche bel suggerimento?
Io ho da poco finito la lettura di uno dei più famosi romanzi di David Foster Wallace: Una cosa divertente che non farò mai più.

Scheda tecnica: pubblicato da minimum fax per la prima volta nel 1998 e poi riedito tre volte (questa è la copertina del 2012) al prezzo di 12,50 euro, raccoglie, in 150 pagine, la testimonianza di David Foster Wallace che trascorre una settimana su una crociera extra-lusso ai caraibi, descrivendo con grande ironia tutto quello che accade durante la traversata.

Il libro presenta il resoconto dettagliato di una settimana in una crociera extralusso, dove il personale ha l'obbligo di viziare e coccolare tutti i presenti e far loro provare la sensazione del dolce far niente. Lo scrittore ci accompagna attraverso le attività organizzate nel corso della traversata: tornei di ping pong, cene faroniche, casinò, discoteca, serate danzanti, piscine e cocktail, visite in terraferma (a cui DFW non partecipa, ma si limita a guardare gli altri vacanzieri da lontano). Wallace osserva tutto e analizza i comportamenti dei personaggi, guardando con sarcasmo e ironia gli atteggiamenti e i difetti dei ricchi americani presenti, senza tralasciare commenti salaci rivolti al personale.
Un'analisi antropologica piccante e ironica, così è stata definita quest'opera.
Una innegabile grande prova di arguzia stilistica: lo scrittore gioca con le parole, si diverte a delineare caricature simpatiche dei suoi compagni di viaggio.
Un libro piacevole, sicuramente, ma che, altrettanto sicuramente, non fa sbellicare dalle risate e regala solo qualche sporadico sorriso.
In generale l'impressione è che sia un'opera un pochino sopravvalutata. Bei momenti che spiccano all'interno del racconto, grandi abilità stilistiche, occhio ironico e disincantato nei confronti dell'americano medio, ma niente di innovativo o mai detto prima. Solo lo sguardo un pochino annoiato, un pochino saccente e snob di un osservatore che sembra giudicare con tenerezza le proprie manie, ma non quelle altrui.

"Quasi tutti sulla Nadir sono venuti in coppia, e quando camminano sul mare grosso tendono ad abbracciarsi come fidanzatini al primo anno di college. Si vede subito che gli piace - quando passeggiano, le donne fanno questo trucco di buttarsi fra le braccia degli uomini e di stringersi a loro, così le posture degli uomini si fanno più aitanti, le facce gli diventano più serie e si capisce subito che si sentono insolitamente forti e protettivi. Una crociera extralusso 7NC è piena di queste piccole, strane inaspettate chicche romantiche come aiutarsi l'un l'altro a camminare mentre la nave rolla - e in questi momenti si può ben capire come mai alle coppie anziane piace tanto andare in crociera."

Voto: 2 stelline

martedì 29 luglio 2014

#weekly quotes



"In India si dice che l'ora più bella è quella dell'alba, quando la notte aleggia ancora nell'aria e il giorno non è ancora pieno, quando la distinzione fra tenebra e luce non è ancora netta e per qualche momento l'uomo, se vuole, se sa fare attenzione, può intuire che tutto ciò che nella vita gli appare in contrasto, il buio e la luce, il falso e il vero non sono che due aspetti della stessa cosa. Sono diversi, ma non facilmente separabili, sono distinti, ma non sono due. Come un uomo e una donna, che sono sì meravigliosamente differenti, ma che nell'amore diventano Uno."

 Tiziano Terzani 
Un altro giro di giostra. Viaggio nel male e nel bene del nostro tempo





da PensieriParole <http://www.pensieriparole.it/aforismi/verita-e-menzogna/frase-162193?f=a:1948>

sabato 26 luglio 2014

La nemica

Buongiorno cari book lovers,

come procedono le vostre letture?
Oggi voglio parlarvi della mia ultima lettura: La nemica di Irène Némirovsky.


Scheda tecnica: pubblicato nel 2013 da Elliot Edizioni al costo di 16 euro, è il secondo romanzo della Némirovsky, mai apparso in Italia prima d'ora. La scrittrice, nata a Kiev nel 1903, figlia di ebrei, si convertì al cristianesimo nel 1939 ma venne ugualmente deportata dai nazisti ad Auschwitz, dove trovò la morte nel 1942. Nel 2004 è stato ritrovato il romanzo Suite francese, edito da Adelphi, che le ha procurato una fama e un successo internazionale.

Siamo nella Parigi degli anni Venti e Trenta. Qui si svolgono le vicende di un'anomala famiglia della bassa borghesia. Gabri e Michette, undici e sei anni, hanno una madre distratta, interessata più alle relazioni con uomini diversi che alle figlie, abbandonate a se stesse e alla sporcizia e miseria quotidiana. Il padre vive in Polonia, alla ricerca di fortuna. Si consuma un dramma familiare che sconvolgerà la vita di Gabri, protagonista della vicenda - entro cui si notano molti riferimenti autobiografici alla vita della scrittrice - e narratrice dei fatti narrati.
Seguiamo il percorso di formazione della ragazza, che da bimba diventa donna attraente, e il suo tormentato rapporto con la madre, odiata profondamente al punto di procurarle dolore, poi affrontata e, in parte, compresa. Un rapporto destinato a implodere e a sciogliersi solo attraverso la catarsi finale.
La Némirovsky mostra di avere grandi doti narrative e di essere in grado di sondare in profondità le intricate passioni ed emozioni femminili. Il percorso di Gabri è costellato da momenti cupi e drammatici, pensieri di odio e rancore. Gabri non è un'eroina romantica, odia, piange, subisce le scelte sbagliate della madre, ma allo stesso tempo scopre l'amore, prova la felicità, diventa consapevole del suo potere di donna e lo utilizza per i suoi scopi.
La catarsi finale e la sua drammaticità costituiscono l'unica vera soluzione all'intricato groviglio di sentimenti che provano i personaggi.
Intenso lo stile, straordinari i personaggi. Un romanzo degno del nome e della fama di questa scrittrice.

"Non si dicevano nulla; di comune accordo sembravano evitare le parole, le spiegazioni, come i rimorsi e i rimpianti. Le parole che avrebbero potuto dirsi erano troppo profonde, troppo gravi, troppo cariche di un significato terribile. Allora preferivano tacere, stanchi come tutte le persone felici, perché erano felici nonostante tutto, della strana felicità dei pazzi."

Voto: 4 stelline

giovedì 24 luglio 2014

L'ablazione

Buonasera cari book lovers,

come procede la vostra... ehm... estate?
Io continuo a proporre letture, in attesa che arrivi il sole e le tanto attese ferie.
Oggi vi parlo di un romanzo, abbastanza breve, di Tahar Ben Jelloun: L'Ablazione.


Scheda tecnica: pubblicato nel 2014 da Bompiani al costo di 15 euro, è l'ultima opera dello scrittore marocchino Tahar Ben Jelloun, famoso in Italia per numerosi libri, tra cui Il razzismo spiegato a mia figlia, L'Islam spiegato ai nostri figli, e molti altri. Il romanzo, 106 pagine (con interlinea abbondante), racconta la storia vera - e drammatica - dell'asportazione della prostata a un uomo di mezza età.

L'argomento del romanzo è sicuramente importante e tocca corde estremamente sensibili e personali.
Il protagonista del racconto, che parla in prima persona, espediente narrativo che consente all'autore di instaurare un dialogo serrato con il lettore, descrive i momenti precedenti e successivi all'operazione. Dall'ultima, focosa e passionale, notte di sesso con una squillo, alla conseguente depressione derivata dalla consapevolezza che una parte del proprio corpo non risponde più adeguatamente. Eppure la vita prosegue, nonostante tutto, e arriva anche l'amore e la speranza che questo possa riportare felicità e luce dove regnano tenebre e dolore.
Il tono del racconto non è mai, in nessun momento, drammatico o patetico. Jelloun ha il pregio di far vibrare le parole e trasmettere le emozioni strazianti e sconvolgenti provate dal protagonista, senza però indugiare mai in pietismi e patetismi. Non ci sono nemmeno messaggi positivi o finali idilliaci.
Si racconta la tragedia di uomo, del tumore alla prostata che deve essere combattuto e dello strazio di vedere perduta la propria virilità. Gli interrogativi che vengono posti - "troverò mai l'amore? per me la felicità esiste ancora?" - non trovano una vera risposta ma volteggiano tra le righe fino alla conclusione delle pagine, lasciando filtrare uno spiraglio di speranza.
Una testimonianza importante, una storia da condividere non solo con chi si trova a dover affrontare la stessa malattia ma anche con le persone che stanno attorno al malato.
Piccola nota critica: la bandella di copertina, a mio avviso, è fuorviante. Sembra quasi che si voglia far credere al lettore che ci sarà l'happy end alla fine del libro (forse per non spaventarlo e indurlo a comprare il libro).

"Ero umiliato dai miei stessi sentimenti. Sconfitto e rimandato al deserto delle mie notti. Una solitudine carica di tristezza. La più profonda delle solitudini. Non parlavo più. Restavo per ore seduto su una poltrona a fissare i disegni sul tappeto. Una voce, però, venne a svegliarmi: attenzione, è così che inizia la depressione. Che la coltivassi fino a sfinirmi era fuori questione. Diedi un colpo di piede al suolo per risalire, come se stessi per annegare. 
Mi alzai e decisi di occuparmi di me."

voto: 3 stelline